Area archeologica e mosaico di san Nicolò al Lido: sito da salvare oltre all'ex caserma Pepe
Nel 1982 gli scavi della Soprintendenza hanno portato alla luce il pavimento mosaicato con elementi floreali e geometrici. «Risulta che dal 2002 non siano più stati fatti interventi manutentivi»
Dopo il dibattito del 7 aprile scorso in commissione consiliare sul recupero dell'ex caserma Pepe al Lido, i gruppi di opposizione hanno ampliato il raggio interrogando l'amministrazione sulla manutenzione dell'area archeologica e del mosaico di san Nicolò. Le forze politiche del Consiglio comunale all'unanimità concordano sulla necessità di recuperare il sito e salvare, prima di perderla, l'ex caserma dei Fanti da Mar (corpo di fanteria di marina della Repubblica di Venezia).
I costi sono enormi e alcuni dei progetti anche articolati, presentati da associazioni come Fispmed (Federazione internazionale per lo sviluppo sostenibile e la lotta contro la povertà nel Mediterraneo-Mar Nero) non hanno sostenibilità economica. Per la sistemazione del compendio, che si compone anche del monastero (che però non necessita di lavori importanti come l'ex caserma), i finanziamenti necessari si aggirano attorno ai 50 milioni, come emerso in commissione. La consigliera Cecilia Tonon di "Venezia è tua", prima firmataria, e i consiglieri Marco Gasparinetti (Terra e Acqua), Sara Visman (5 Stelle), Giovanni Andrea Martini (Tutta la città è tua), Emanuele Rosteghin, Giuseppe Saccà, Alessandro Baglioni, Monica Sambo ed Emanuela Zanatta (Partito Democratico), hanno chiesto al Comune quali siano le condizioni attuali di conservazione dell'area archeologica di San Nicolò.
Nella storia di Venezia l'antica basilica di San Nicolò del Lido, fatta erigere dal doge Domenico Contarini insieme a un magnifico monastero benedettino tra il 1053 ed il 1064, grazie alle dimensioni venne utilizzata per tutti i principali eventi cittadini prima che venisse ultimata la basilica di san Marco. Fino ai primi anni '80 si credeva che dell'antica basilica non restassero che due capitelli veneto-bizantini e qualche patera, ma nel 1982 gli scavi della Soprintendenza hanno messo in luce il pavimento mosaicato della basilica di San Nicolò insieme alle fondazioni della navata centrale, della navata sinistra e delle, absidi nonché le strutture del portico antistante con numerosi loculi. Il sito archeologico, ed in particolare il mosaico pavimentale, spiegano i gruppi consiliari, ricco di elementi floreali e geometrici di elevato pregio storico ed artistico. Gli ultimi interventi per mettere al riparo l'antica navata con il mosaico dalle infiltrazioni d'acqua dal terreno e dal tetto sembrano risalire al 1993 e da ultimo al 2002. Il pavimento, con il mosaico, si trovano sotto il piano di calpestìo e sono soggetti ad allagamenti, ma risulta che dal 2002 non siano più stati fatti interventi manutentivi. Il mosaico, che non può più essere visitato, sembra trovarsi in gravissimo stato di degrado: tutto ciò premesso chiedono se il Comune intenda avviare i lavori di restauro e manutenzione del pavimento a mosaico e dell'area archeologica.
Sulla stessa linea il circolo del Partito Democratico (Pd) del Lido e Pellestrina e i consiglieri comunali e di municipalità Alessandro Ruben Strozzi (segretario del circolo), Monica Sambo (capogruppo Pd in Consiglio comunale), Danny Carella (capogruppo Pd in Consiglio di municipalità Lido Pellestrina) che hanno ribadito di voler recuperare la caserma Pepe e l'area archeologica di di San Nicolò. «Riteniamo sia essenziale - scrivono - attivare un percorso partecipato per la costruzione di una proposta, che potrà poi essere messa a disposizione dell’amministrazione per essere base di dialogo che susciti l’interesse di investitori, pubblici e privati, in una call internazionale con l’obiettivo di creare un progetto e rinforzare il tessuto sociale del nostro territorio». Per il Pd vanno coinvolti «partner affidabili e avviati investimenti trasparenti - scrivono -. Chiediamo all’amministrazione comunale e alla municipalità di assicurare questo percorso di proposta e approfondimento che comprenda dei sopralluoghi in loco e la pubblicazione dei diversi contributi raccolti con il procedimento di formazione del Piano degli interventi. La sostenibilità economica del progetto dovrà andare di pari passo con quella sociale - concludono - per rendere possibile lo sviluppo delle realtà già presenti nell’area di San Nicolò e garantire la fruibilità pubblica».