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Un coccodrillo siamese albino arriva a Jesolo. Al mondo ce ne sono meno di 250

Il rarissimo esemplare è stato accolto dal Tropicarium Park della città dove sarà custodito per evitare la su estinzione

Un coccodrillo siamese albino è arrivao a Jesolo. Questa rarissima specie di rettile, di giovane età e lungo circa mezzo metro, è giunto al Tropicarium Park di Jesolo dove sarà accolto per cercare di evitare la sua estinzione. Al mondo, infatti,  restao meno di 250 esemplari di questo coccodrillo di acqua dolce originario del Sud.est asiatico e oggi, grazie al parco parco zoologico jesolano che funge da serbatoio genetico per specie a rischio, potrà avere un futuro.

«Ogni animale del parco zoologico è importante - lo ha accolto il direttore del Tropicarium Park, Diego Cattarossi - Ma questo esemplare dal punto di vista della tutela delle specie a rischio rappresenta un valore aggiunto per un duplice motivo: in primis appartiene ad una specie che è in serio pericolo di estinzione, in secondo luogo è doppiamente raro in quanto affetto da albinismo»

«Siamo orgogliosi di poter ospitare un animale tanto raro e bisognoso di tutela - ha fatto sapere la titolare di Tropicarium Park, Monica Montellato - nella nostra struttura verrà adeguatamente seguito dal personale e dal veterinari del parco zoologico. Il nuovo arrivato non ha ancora un nome, ma nei prossimi giorni nei profili social del Tropicarium Park verrà fatto un sondaggio per votare il nome che secondo i nostri clienti è più adatto al nostro piccolo coccodrillo»

L‘ Unione Mondiale per la Conservazione della Natura, IUCN, ha infatti definito lo stato di conservazione di questa specie come 'Critico', livello che precede solo la dichiarazione di estinzione. 

«Purtroppo si pensa che non esistano più di 5000 esemplari in tutto il mondo - spiega Cattarossi - di cui al massimo 250 esemplari presenti in natura riuniti in sparuti piccoli gruppi nel Myanmar e Laos, nel Parco Nazionale thailandese di Bang Sida, dove si sta cercando di ripopolare la specie. Una situazione così critica è purtroppo causata dall’uomo: prima fra tutti la caccia selvaggia a questa specie per la pelle di alto valore che se ne ricava e poi la degradazione del suo habitat naturale che, da zone paludose, è stato per lo più trasformato in zone adibite all’agricoltura e dall’utilizzo di fertilizzanti chimici»

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