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Giovedì, 25 Aprile 2024

Le proposte per migliorare le condizioni di vita e il lavoro nelle carceri veneziane | VIDEO

Formazione del personale carcerario e spazi adeguati alle esigenze dei detenuti e dei dipendenti sono le richieste espresse dai portavoce della Fp Cgil, che hanno denunciato la grave condizione in cui versano gli istituti penitenziari

Una maggiore e più approfondita formazione del personale carcerario e spazi adeguati alle esigenze dei detenuti e dei dipendenti: sono queste le richieste più urgenti espresse dai portavoce del sindacato Fp Cgil al termine di una visita, avvenuta questa mattina, all’interno dell’istituto penitenziario di Santa Maria Maggiore. 

Migliorare le condizioni di detenzione e di lavoro della polizia penitenziaria sono le proposte alla base della campagna “Stare Bene Dentro”: «È un progetto sicuramente ambizioso, soprattutto in questo periodo storico, ma è giusto portarlo avanti - spiega Franca Vanto, segretaria Fp Cgil - Vi sono, all’interno delle strutture penitenziarie, spazi che non sono adeguati né al personale né ai detenuti; per questo motivo chiediamo un’attenzione in più da parte del governo: una piccola parte delle risorse del Recovery Fund potrebbe, ad esempio, essere impiegata per migliorare queste strutture».

Non solo i detenuti ma anche le condizioni lavorative e di salute dei dipendenti sono affrontate a gran voce dal progetto del sindacato: «Il personale è carente e non è adeguatamente formato sulla gestione dei conflitti che possono scoppiare in carcere: nella nostra iniziativa affrontiamo anche il tema della sindrome da burnout, che spesso non viene considerata. Purtroppo i fondi destinati all’amministrazione penitenziaria sono ben pochi» dichiara Gianpietro Pegoraro, coordinatore regionale Cgil Polizia Penitenziaria. Queste criticità sarebbero anche alla base di episodi di tensione e violenza come quello avvenuto qualche giorno fa a Santa Maria Maggiore: uno dei detenuti ha aggredito un poliziotto per futili motivi, causandogli ferite che gli sono costate una prognosi di sette giorni.

Attualmente, nell’istituto penitenziario di Santa Maria Maggiore, sono detenuti 217 uomini, le cui differenze di provenienza, lingua e casistica individuale sembrano causare ulteriori difficoltà: «Numerosi sono i problemi di gestione di detenuti stranieri determinati dall’incomprensione linguistica. Altri, invece, presentano problemi psichiatrici. Queste persone avrebbero bisogno di maggiori cure e attenzioni più idonee», racconta Pegoraro. 

Anche la casa di reclusione femminile della Giudecca - che raccoglie circa 80 detenute e 110 dipendenti - sembra presentare, a detta dei portavoce, importanti criticità: R.C., assistente capo coordinatore della struttura, denuncia la presenza di topi e mosche: «È una situazione che si trascina da tanto tempo nonostante le varie derattizzazioni effettuate. Probabilmente non si riesce a debellare questo problema anche a causa delle condizioni in cui versa la struttura, come, ad esempio, la presenza di buchi sulla pavimentazione nei quali gli animali possono proliferare liberamente. In portineria sentiamo odori nauseabondi. Inoltre non c’è differenziazione di genere nei bagni e gli spogliatoi sono angusti. Chiediamo che ci vengano dati più fondi per rendere l’ambiente quantomeno dignitoso».

«Questi sono spazi di detenzione, sì, ma anche di cura, dove anche attraverso la cura stessa possiamo contribuire a costruire un futuro migliore per le persone che sono dentro», conclude Vanto.

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