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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Focolaio Covid a Jesolo, Confcommercio presenta una denuncia in procura

L'associazione, attraverso l'avvocato Teso, ha sporto querela: «Danni irreparabili, si accertino eventuali responsabilità»

«Vogliamo che vengano accertate le responsabilità penali di tutti i soggetti coinvolti. Chiediamo di sapere anche quando è stato scoperto il caso, che accertamenti sono stati fatti nei confronti di tutti gli ospiti del centro. Con riserva di costituzione di parte civile per il danno al tessuto economico della città, che noi, come associazione, rappresentiamo sotto il profilo produttivo». L’avvocato Alberto Teso, delegato comunale di Jesolo di Confcommercio, riassume così i contenuti della denuncia presentata in procura, in merito al caso dei 43 contagiati (asintomatici) tra gli extracomunitari ospitati nella struttura della Croce Rossa di Jesolo.

«Accertare le responsabilità»

Fin da subito Confcommercio (assieme ad Aja, l’associazione degli albergatori) aveva chiesto l’apertura di formali indagini per accertare eventuali responsabilità in merito a questo focolaio che sta rischiando di avere un irreparabile danno d’immagine per una città che vive di turismo. Ed oggi Confcommercio è passata alle vie legali. «Qualora venisse accertato che la gestione degli ospiti del centro della Croce Rossa di via Levantina sia stata quantomeno caratterizzata da leggerezza e scarsa professionalità – si legge nel documento – è evidente che delle gravissime conseguenze economiche che ne sono seguite dovrebbero rispondere i responsabili dei comportamenti imperiti predetti». Vengono, quindi, chiesti accertamenti, per poi arrivare alla conclusione.

»Conseguenze disastrose per l'economia»

«Eventuali comportamenti attivi od omissivi costituiscono fattispecie penalmente rilevante - si legge ancora nella querela -. Sono, infatti, di tutta evidenza le conseguenze disastrose, sotto il profilo economico ed anche dell’immagine della città, di un’eventuale negligenza nella gestione della circostanza, sia prima della scoperta (erano opportune delle verifiche periodiche sullo stato di salute degli ospiti immigrati da zone ad alto contagio e scarsa presenza di strutture sanitarie), che dopo la stessa». Per Teso quanto accaduto è la riprova «che una struttura del genere non può essere ospitata a Jesolo, città di grande affluenza e che sta vivendo probabilmente il periodo più drammatico della sua storia».

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