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Un capolavoro di Giorgione dal museo di Budapest alle Gallerie dell'Accademia

Il museo veneziano ospiterà dal 31 marzo il dipinto "Ritratto di giovane", datato 1503

Le Gallerie dell'accademia di Venezia accoglieranno dal 31 marzo il "Ritratto di giovane", capolavoro di Giorgione (datato 1503 circa) concesso in prestito dal museo di belle arti di Budapest. L'iniziativa fa parte di un programma di scambi tra musei internazionali e permetterà di inserire l'opera nella sala delle Gallerie che riunisce altri capolavori del pittore di Castelfranco. «È un'occasione straordinaria di dialogo con le opere in collezione - sottolinea il direttore Giulio Manieri Elia - e per questo siamo particolarmente grati al museo di Budapest».

László Baán, direttore del museo ungherese, spiega: «È una delle poche opere superstiti di Giorgione: proviene dalla collezione dell'unico patriarca veneziano di origine non italiana, l'ungherese Giovanni Ladislao Pyrker, vissuto nel XIX secolo, e grazie alla sua generosa donazione è entrato a far parte del nostro patrimonio nazionale. Siamo lieti che il dipinto possa tornare nella sua terra natale, Venezia, per la prima volta dopo duecento anni».

Il ritratto, che sarà collocato in sala VIII al primo piano del museo accanto alle altre opere del maestro, si ricollega strettamente alla "Vecchia" di Giorgione sia sotto il profilo compositivo che stilistico. L’esposizione dei due dipinti affiancati sulla stessa parete innescherà probabilmente ulteriori riflessioni in merito all'ipotesi, avanzata da parte della critica, che la tela oggi a Budapest costituisse il coperto […] depento con un’homo con una veste de pelle negra che accompagnava la Vecchia, secondo quanto indicato nell’inventario Vendramin del 1601. Negli stessi spazi, oltre alla "Vecchia", trovano posto la "Sacra Conversazione", la "Tempesta", il "Concerto", la "Nuda".

Secondo Roberta Battaglia, curatrice delle collezioni del Quattrocento e Cinquecento alle Gallerie, «la proposta di interpretare il ritratto come esempio di contemplazione e ascesi neoplatonica si addice alla dimensione interiore del personaggio cui concorre anche la qualità astratta e ideale della luce. L'incarnato del volto risalta sulla massa compatta della chioma scura, contraddistinta da una insolita bicromia, che ha fatto supporre la presenza di una reticella oppure l'utilizzo di una tintura per schiarire le bande laterali dei capelli, secondo la moda per lo più femminile del tempo».

Dóra Sallay, curatrice della Pittura italiana (1250-1500) del museo di belle arti di Budapest, aggiunge: «È una delle opere più importanti del nostro museo, che si distingue tra i ritratti rinascimentali anche per il suo soggetto enigmatico: l'espressione assorta del giovane sconosciuto, il gesto che indica un sentimento profondo e la serie di emblemi difficilmente decifrabili dipinti sul parapetto hanno dato origine a innumerevoli interpretazioni e colpiscono tutti noi con la forza del loro mistero».
 

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