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I ragazzi con disabilità imparano i mestieri degli artigiani

Una cinquantina di ragazzi coinvolti nel progetto dell'Ulss 3 in collaborazione con l'associazione Aeres. Sabato, nel chiostro M9 a Mestre, un mercatino con i prodotti realizzati in questi mesi

Ceramica, pelletteria, sartoria: nell'ultimo anno i 50 ragazzi coinvolti nel progetto "Impronta di comunità" si sono cimentati in attività di ogni tipo, imparando un mestiere e mantenendosi attivi all'indomani del momento più duro della pandemia. Oggi l'iniziativa, realizzata dal servizio disabilità dell'Ulss 3 (distretto Venezia-Mestre) in collaborazione con l'associazione Aeres, si è concretizzata in un mercatino nel chiostro di M9, a Mestre, dopodiché proseguirà nei mesi estivi. «Nel tempo i ragazzi sono diventati partecipi attivi e ora percepiscono chiaramente il loro ruolo sociale nel mondo del lavoro», sottolinea la dottoressa Raffaella Moretti, assistente sociale coordinatrice del progetto.

Un lavoro dopo il lockdown

A riepilogare le tappe del percorso è il dottor Mario Zotta, del servizio disabilità dell'azienda sanitaria: «La collaborazione con Aeres è nata per far fronte alle difficoltà della pandemia, che ha colpito più duramente certe fasce di popolazione tra cui le categorie fragili. Con il lockdown della primavera 2020 sono stati chiusi anche i centri diurni e soprattutto si è fermata l'attività di alberghi e ristoranti, dove normalmente i ragazzi con disabilità venivano inseriti lavorativamente. Così abbiamo cercato una soluzione e creato questi laboratori assieme agli artigiani. È un'esperienza - conclude - che suggerisce l'idea di nuove forme di sviluppo in questo ambito: questo mercato ci dice che è possibile creare una nuova cultura dell'inclusione».

Attività artigiane

Dodici maestri artigiani, tra Venezia e Mestre, hanno seguito i partecipanti e insegnato loro mestieri di varia natura: così i ragazzi hanno imparato a realizzare oggetti in ceramica, maschere, prodotti di pelletteria, abiti di eco sartoria; e ancora, si sono dedicati ad attività di ciclo officina, restauro, grafica, video making, comunicazione e fotografia, fino alla cura del verde urbano e di piante officinali. Matteo, uno dei ragazzi coinvolti, racconta: «Mi ha fatto molto piacere perché ho imparato a fare cose che non pensavo fossero realizzabili, ed è stato gratificante».

Stile sostenibile

«Hanno lavorato in laboratori artigianali, negozi e mercati per 12 ore a settimana, ricevendo una indennità di frequenza», spiega Massimo Renno, presidente di Aeres. E le attività svolte, dice Renno, «integrano impegno personale e stili di vita sostenibili: ad esempio la moda etica, con il recupero di abiti usati che vengono riadattati e venduti; oppure l'impiego di scarti di pelletteria, che vengono trattati e poi usati per realizzare tessuti per borse e cuscini».

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