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Alla scoperta dell'ex manicomio di San Servolo | VIDEO

All'interno dell'edificio è possibile visitare, fino al 16 aprile, l'installazione "Leaves/Lives", che racconta le storie delle donne internate nella prima metà del Novecento

La storia

Sull’isola di San Servolo, a Venezia, sorge il Museo del Manicomio, a testimonianza della travagliata storia dell’istituzione ospedaliera. Una storia che inizia nel 1809, quando l’ospedale per i militari infermi diventa Manicomio centrale per alienati e alienate delle province venete, della Dalmazia e del Tirolo.

Le prime donne vengono ammesse nel 1804 ma nei decenni successivi la popolazione manicomiale aumenta a tal punto che nel 1834 le pazienti vengono trasferite presso il complesso ospedaliero dei Santi Giovanni e Paolo di Venezia, nella sede dell'antico Ospizio dei mendicanti.

Ben presto, però, anche questa sistemazione si rivela insufficiente e si impone la necessità di creare un grande ospedale per le donne. Viene così edificato, fra il 1858 e il 1873, il Manicomio centrale femminile delle province venete in San Clemente, isoletta lagunare di fronte a San Servolo

A partire dal 1873 la gestione dei due ospedali lagunari di San Servolo e San Clemente, costituitisi in Opera pia, viene riunita in un unico Consiglio di amministrazione dei manicomi centrali veneti.

Negli anni ’30, proprio quando si cominciano a effettuare le prime cosiddette “terapie convulsivanti”, la Provincia di Venezia subentra all'Opera pia nella proprietà a nella gestione dei due istituti manicomiali e, nel 1936, un piano di riorganizzazione annulla la secolare separazione dei sessi nelle due isole: San Servolo diventa così Ospedale di accettazione e cura per entrambi i generi, mentre a San Clemente si inviavano i lungo-degenti, maschi e femmine.

Il 13 agosto 1978, a seguito dell'approvazione della legge Basaglia, viene definitivamente chiuso l’Ospedale psichiatrico di San Servolo, evento che mette così fine alla storia ospedaliera dell’isola durata ben 262 anni. Oggi è possibile visitare il Museo del Manicomio che racconta la storia dell’isola e dei pazienti che vi hanno abitato.

L'archivio storico e la mostra "Leaves/Lives. Come le foglie"

L'edificio contiene più di 60mila cartelle cliniche, raccolte nell'archivio storico, che custodiscono la memoria dei molti degenti. Proprio da questa foltissima raccolta sono emerse le cartelle di numerosissime donne, il cui ricordo ha dato origine all'installazione Leaves/Lives che, posizionata lungo un immenso corridoio, racconta le storie delle donne internate nella prima metà del Novecento. 

Si tratta di un impatto visivo molto forte in cui le pazienti sono rappresentate con una foglia di carta sulla quale sono indicati il nome, l'età al momento del ricovero e i giorni trascorsi nel manicomio. È un grande bosco di memorie, quello installato nell'edificio, che potrà essere visitato fino al 16 aprile 2023. Sono più di 8000 le donne raccontante e, tra queste, vi sono anche diverse bambine, alcune delle quali di soli 3 anni.

«Trattate come oggetti, senza alcuna empatia, i termini usati per descriverle che appaiono più spesso nelle cartelle cliniche sono "fatua, disobbediente, litigiosa, scontrosa, erotica" – racconta la curatrice della mostra, la dottoressa Maria Cristina Turola che, insieme allo staff museale, ha organizzato l'installazione dopo un complesso lavoro di ricerca presso l'archivio storico –. La vita di queste donne trascorreva vuota e le giornate erano scandite solo dai lavori di pulizie, cucina e rammendo che erano chiamate a svolgere. La posta giungeva loro già aperta e letta, fortemente censurata. Le lettere che queste donne scrivevano, invece, non venivano mai inviate. Dopo molti anni furono infatti rinvenute all'interno delle cartelle cliniche. Le 'pazienti' non possedevano nulla di loro. Guardandole con gli occhi di adesso – continua – molte donne non presentavano una vera traccia di malattia mentale. La maggior parte di esse erano diagnosticate come depresse ma spesso venivano internate su volere dei mariti o dei padri. Quando uscivano dal ricovero, tuttavia, difficilmente si scrollavano di dosso l'invadente stigma che ormai le segnava».

Una foglia che si aggiunge a molte altre fino a formare un intricato bosco di memorie, di vite perdute, spesso dimenticate. Le storie raccolte e raccontate sono solo alcune delle esistenze che hanno attraversato l'imponente edificio che si affaccia sulla laguna veneziana. Oggi è possibile visitare il Museo e l'antichissimo archivio per scoprire qualcosa di più sulla storia locale.

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