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La Fondazione Cini amplia le sue raccolte sul vetro con l'acquisizione di quattro grandi archivi

I materiali raccolti dagli artisti Cristiano Bianchin, Giorgio Vigna, Silvano Rubino e dal maestro Pino Signoretto andranno ad arricchire i tesori del Centro studi del vetro dell’istituto di storia dell’arte

La tradizione incontra il presente per parlare alle future generazioni: il Centro studi del vetro dell’istituto di storia dell’arte della Fondazione Giorgio Cini ha acquisito gli archivi degli artisti muranesi Cristiano Bianchin, Giorgio Vigna, Silvano Rubino e del maestro Pino Signoretto. Documenti, schizzi e disegni che costituiscono un patrimonio ineguagliabile per carpire e approfondire appieno le doti professionali e i talenti di importanti artisti contemporanei.

«Oggi festeggiamo l’arricchimento di un grande archivio che parla del presente – esordisce Luca Massimo Barbero, direttore dell'istituto di storia dell'arte della Fondazione Giorgio Cini, durante la presentazione dell’iniziativa avvenuta nella mattinata di oggi –. Queste nuove importanti acquisizioni rappresentano la memoria viva del lavoro di grandi artisti del vetro muranese che sarà messa a disposizione degli studiosi e che, allo stesso tempo, aprirà al contemporaneo le già ricchissime raccolte del centro studi del vetro». 

Fondato nel 2012 con lo scopo di studiare e valorizzare l'arte vetraria veneziana in tutte le sue forme moderne e contemporanee, il centro studi del vetro raccoglie attualmente oltre 150mila tra disegni, schizzi e progetti esecutivi originali. Un corpus di documenti davvero unico che ora, grazie alle recenti acquisizioni, assume ancora più importanza nel panorama culturale nostrano e non. Nonostante la chiusura a seguito dell'emergenza sanitaria in corso, è tuttavia ancora possibile accedere, anche gratuitamente, al virtual tour digitale de Le stanze del vetro.

Le donazioni

Sono stati donati dall’artista veneziano Cristiano Bianchin circa 200 unità tra progetti e schizzi, più innumerevoli appunti, documentazioni e stampe fotografiche. Si tratta di materiali attinenti l’attività di creazione e produzione artistica nel campo dell’arte vetraria, comprensivi di lavori sperimentali non ancora conosciuti al pubblico. «Le opere di Bianchin sono contenitori essenziali, elaboratissimi nelle forme. È un artista che ha saputo evolversi in modo straordinario e che forse riusciremo a capire meglio attraverso i suoi progetti e i suoi disegni» racconta Rosa Barovier Mentasti, storica del vetro e membro del comitato scientifico de Le stanze del vetro.

Anche l’artista veronese Giorgio Vigna ha donato parte dell’archivio personale. Tra i materiali raccolti ci sono circa 100 disegni originali realizzati con tecniche miste, bozzetti tratti anche da sketch books, fotografie e cataloghi: «Il vetro è stato fondamentale sin dalla mia adolescenza. La fornace è come un’orchestra di cui l’artista è il direttore e viverla appieno è stata per me una grande esperienza. Spero che questo materiale possa essere d’aiuto anche ai giovani che vorranno continuare a studiare questa materia millenaria» racconta Vigna. 

Sono circa 50 le tavole che l’artista veneziano Silvano Rubino ha donato al Centro, raffiguranti diversi modelli e i loro relativi studi realizzati dal 2001 al 2012. I disegni sono corredati da fotografie in alta definizione dei progetti finali, tutti pezzi unici. Il corpus è suddiviso tra Vasi-oggetto, sculture e installazioni. «La raccolta trasmessa da Rubino riesce a comunicare perfettamente l’idea del processo creativo alla base delle sue opere» spiega la storica dell’arte Cristina Tonini.

Infine, l’archivio completo di Pino Signoretto – personaggio di primo piano nella storia del vetro veneziano del XX secolo – è stato donato dalla famiglia a seguito della sua morte, avvenuta nel 2017. Sono circa 450 i materiali raccolti, che comprendono schizzi e progetti di piccola e grande scala, riguardanti interventi realizzati con più vetrerie muranesi oppure in collaborazione con designer e importanti artisti italiani e internazionali. Vi sono poi circa 200 unità, tra stampe fotografiche, fotocolor e riproduzioni su diversi supporti, relative a opere realizzate ma anche alle differenti fasi di lavorazione in fornace. Ingente anche la corrispondenza con artisti e istituzioni italiane e straniere e il corpus bibliografico. «Il materiale donato al Centro Studi del Vetro copre sessant'anni di lavoro. Io e miei fratelli siamo felici di donare tutta questa arte, consapevoli che non verrà persa ma che, anzi, verrà sfruttata per incoraggiare le future generazioni a continuarla» racconta Paola Signoretto, figlia del noto maestro vetraio. L’amore verso l’arte del vetro è stata ora ereditata dal nipote: un’ulteriore prova dell’immortalità e della forza espressiva della disciplina artistica. 

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