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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Albergatori tiepidi sul green pass per le vacanze

Il "passaporto", secondo molti, rischia di creare confusione e ritardi

Dibattito aperto sul Green pass, tra chi lo considera un'opportunità per dare garanzie negli spostamenti e chi invece lo ritiene limitante, o come minimo fuorviante. «L'obiettivo è la movimentazione delle persone in sicurezza, ma è importante che poi non ci siano procedure burocratiche tali da scoraggiare le persone» secondo il presidente di Federalberghi Veneto, Massimiliano Schiavon. Per Alberto Maschio, presidente dell'Aja - associazione jesolana albergatori, «l’idea del pass, dell’avere una sorta di passaporto, rappresenta un ostacolo psicologico per i turisti». Mentre il governatore Luca Zaia sostiene che sia l'idea giusta: «Sono stato il primo a parlare di passaporto vaccinale - ha detto durante il punto stampa quotidiano -. E il Veneto ha una anagrafe vaccinale, per cui quando sarà da stampare un nuovo modulo» sarà pronto.

Green pass per i viaggi in Europa

Schiavon ha spiegato che, se da un lato «fa piacere che il premier parli di turismo e della sua ripartenza», dall'altro «lo slancio in avanti del premier ha fatto sorgere domande rispetto a questioni che non sono ancora state chiarite». Ad esempio, il costo del tampone per ottenere il green pass o la possibilità per i Paesi europei di prevedere comunque la quarantena per i viaggiatori in ingresso anche dopo l'entrata in vigore del Green pass. Un altro problema sono i tempi. Si parla del 15 maggio per il pass europeo e del 15 giugno per quello europeo, ma «bisognerebbe che tutto avvenisse con maggiore velocità e chiarezza», conclude Schiavon.

Corsa contro il tempo

Per il presidente di Confturismo Marco Michielli «ovviamente sarebbe meglio che (il green pass, ndr) non ci fosse, ma se ci deve essere allora che arrivi il prima possibile». Il 15 giugno è troppo tardi: «In Veneto il 70% dei turisti arriva dall'estero, così siamo condannati ad altri due mesi di inattività». Ed in effetti Schiavon rileva che al momento gli stranieri stanno disdicendo le prenotazioni, «e non è che non vanno più in vacanza, ma vanno da altre parti», oppure le stanno posticipando a luglio e agosto.

«Messaggio sbagliato»

Anche Alberto Maschio, presidente dell’Aja e coordinatore Federalberghi spiagge venete, è critico. «Il problema è più di comunicazione che di sostanza. Per spostarsi serve essere vaccinati, oppure avere avuto il Covid-19 negli ultimi sei mesi o, ancora, avere effettuato un tampone nelle ultime 48 ore antecedenti il viaggio? Bene si dica semplicemente che serve questo. Diciamo che la gente si può muovere tranquillamente a fronte del rispetto di quelle regole, invece di fare passare il messaggio che ci vuole un pass».

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