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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Mafie in Veneto, servono più controlli. Il prefetto: «Interessi economici su tutto il litorale»

Gli esperti invitano a tenere monitorate le imprese a rischio, che sono tante e che presto potrebbero tentare di agganciare i fondi del Pnrr

È bene tenere acceso un faro sulla presenza delle mafie in Veneto, fenomeno di cui si parla ancora poco e che tende a essere sminuito nonostante le tante inchieste degli ultimi anni. Per questo, venerdì si è svolto a Mestre l'incontro “L’altra economia: impresa e criminalità organizzata”, promosso dalla Camera di commercio. «Dobbiamo chiederci se facciamo abbastanza per raccontare la criminalità organizzata - dice Antonio Massariolo, giornalista e membro del Cidv - e farlo soprattutto in questo momento cruciale: i dati mostrano che il 6/7% delle società di capitale venete ha componenti criminali e, con l'arrivo di 16 miliardi dal Pnrr, le imprese vanno controllate con attenzione. Bisogna facilitare l'accesso alle visure camerali, che permettono di capire che cosa succede all'interno di queste imprese e chi c'è dietro».

«È un fenomeno con cui dobbiamo fare i conti costantemente - spiega il deputato Nicola Pellicani - perché tutte le indagini, anche se partono dal sud Italia, arrivano al nord, che è la parte più ricca del paese. In provincia, per citare uno dei casi più recenti, abbiamo l'esperienza di Eraclea e di un rapporto prefettizio che aveva chiesto lo scioglimento del Comune per mafia». Con il caso Eraclea, secondo il prefetto Zappalorto, «abbiamo sprecato un'occasione». Non solo: Eraclea insegna che «anche in queste zone c'è una certa riluttanza nel denunciare. All'indomani degli arresti non ci sono state costituzioni a parte civile, se non da parte di un imprenditore e della Cgil. E nessuno ha impugnato la negazione allo scioglimento del Comune. Non voglio parlare di omertà. Parlo di omertà, però, nel momento in cui c'è stata una manifestazione, all'indomani degli arresti, che è stata disertata dalla popolazione. Significa che quella criminalità ha lasciato il segno, ha fatto breccia ed è rimasta la paura». Ma anche la negazione.

Il settore più esposto, dice il prefetto, è quello dell'edilizia. «Alcuni anni fa - ricorda - vedevo 40-50 gru a Jesolo, quando tutta l'Italia era ferma. Ma tutti questi soldi, mi chiedo, da dove sono arrivati? Non solo Eraclea, ma tutto il litorale adriatico è fortemente interessato dalla presenza di queste persone perché lì si muovono interessi economici formidabili». Cosa fare, dunque? «Senza tralasciare l'attività di contrasto, l'investimento più importante resta quello sulla cultura. Ai giovani, alle nuove generazioni, bisogna insegnare la cultura della legalità, il rispetto delle regole. Di tutte le regole».

Momento centrale dell'incontro è stata la testimonianza di Tiberio Bentivoglio, imprenditore di Reggio Calabria che trent'anni fa si rifiutò di pagare il pizzo. Bentivoglio aveva un negozio di articoli per la prima infanzia, tra i più ricercati e forniti della sua provincia. Ha denunciato i suoi aggressori e questa scelta ha cambiato la sua vita di imprenditore e di cittadino, assieme a quella della sua famiglia. Negli anni ha subito eventi dolosi, come incendi e la distruzione dei mezzi di lavoro. «Il mafioso oggi può essere chiunque – ha spiegato – non dobbiamo immaginarlo come una persona "losca", perché può essere chiunque: un medico, un vicino di casa, un professionista di qualsiasi settore. La mafia sta entrando nelle scuole, nelle università».

Un concetto ribadito da Massimo Zanon, della Camera di commercio Venezia Rovigo, da Siro Martin, presidente regionale dell'Albo gestori ambientali, e da Piermario Fop, co-referente di Libera Veneto. Per il Comune di Venezia è intervenuta l’assessore alla Sicurezza, che ha affrontato il tema della legalità sottolineandone il valore assoluto per l’amministrazione comunale e ringraziando le forze dell’ordine per il loro lavoro. L’illegalità - hanno precisato i relatori - è presente nel nostro territorio e riguarda non solo le imprese che operano nel settore ambientale, ma in senso più ampio la nostra economia, come anche la società, l’ambiente e la salute pubblica.

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