«Ospedalieri impiegati a ore nelle residenze per anziani», l'ira dei sindacati
«Infermieri e operatori inviati dalla sanità a 25-30 euro lordi», critiche per il carico di lavoro dei sanitari «portati via» dai reparti
Infermieri e operatori sanitari, «inviati dalla sanità pubblica nelle residenze per anziani a prestazione oraria. Questa non è la soluzione di cui le Ipab e le rsa hanno bisogno». Ad affermarlo sono le Funzioni pubbliche Cgil e Uil che parlano di «risposta disperata».
Le assunzioni
«Abbiamo appreso - scrivono le sigle - che infermieri e operatori socio sanitari (oss) percepiranno rispettivamente 30 e 25 euro lordi all'ora, retribuiti dalla struttura. Ci pare poco comprensibile perché, mentre gli infermieri in alcuni casi sono difficili da reperire, la stesso non vale per gli operatori, che andrebbero assunti e non pagati a ore», scrivono aggiungendo che: «queste prestazioni andranno a pesare sui bilanci delle residenze già fortemente gravati dalla gestione di questa emergenza». Non c'è struttura sanitaria, assistenziale o di cura che non condivida questa problematica, esasperata dal Covid.
Le prestazioni in più
I sindacati sono critici anche per la scelta di impiegare personale ospedaliero distogliendolo dalla sanità pubblica. «Viene chiesto di fare orari aggiuntivi nelle case di riposo senza magari poter garantire le prestazioni ai cittadini. Servono risorse aggiuntive - concludono Cgil e Uil - anche per incentivare il personale a restare, in quanto la qualità dell'assistenza si realizza anche con la continuità dell'operatore nel servizio. È inutile che si continui - concludono - da parte della Regione e degli altri livelli istituzionali, a dire che queste strutture sono strategiche per la tenuta del nostro sistema e poi vengono continuamente mortificate. Servono contratti che rendano attrattive per i lavoratori queste professioni».