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All’Angelo l’attività chirurgica è ripresa pienamente: il riepilogo di cinque primari

Già recuperata una parte delle operazioni non urgenti, che erano state congelate con il lockdown. La situazione nei reparti chirurgici dell'ospedale di Mestre

Il lavoro è di nuovo intenso al blocco operatorio dell'ospedale di Mestre, dove da un mese i reparti chirurgici, che durante il lockdown operavano solo nei casi di urgenza, hanno ripreso a praticare anche gli interventi “in elezione”, cioè non particolarmente urgenti. «All’inizio di maggio - spiega il direttore dell’Ulss 3 Serenissima, Giuseppe Dal Ben - i reparti hanno riaperto le agende reinserendo via via gli interventi congelati durante il lockdown». Nei mesi del picco dell’emergenza, come detto, l’attività chirurgica era concentrata solo su interventi per traumi e patologie non procrastinabili: in particolare quelli in arrivo dal pronto soccorso e quelli oncologici che non potevano attendere.

Cardiochirurgia

Nei mesi scorsi l’equipe del primario Domenico Mangino era passata da una media di 20 interventi a 4/5, per un totale di un centinaio di interventi cardiochirurgici in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Ora si lavora per recuperare il tempo e il ritmo in fase due è già salito ai 12/13 interventi settimanali. Quindici le operazioni già riprogrammate ed effettuate in questa ripartenza. «Non siamo ancora gli standard pre-coronavirus, ma ci arriveremo. Ora dobbiamo osservare delle cautele necessarie: basti pensare al fatto che tutti i pazienti devono effettuare un tampone qualche giorno prima del ricovero e un altro al momento del ricovero». Il primario confida di recuperare le operazioni congelate entro circa tre mesi. C'è, in più, il rammarico di non aver accolto i tanti pazienti che, da fuori regione, avevano chiesto di essere operati all'Angelo.

Cardiologia

Durante il picco dell’emergenza il direttore della Cardiologia Sakis Themistoclakis ha interrotto le procedure elettive di elettrofisiologia ed emodinamica: «In quella fase - spiega - è cambiata la tipologia dei casi che abbiamo trattato in Cardiologia e in UTIC. Le urgenze cardiologiche presentavano quadri clinici più compromessi e gravi a causa dell'arrivo in ospedale tardivo rispetto all'esordio dei sintomi. Sono state sospese procedure quali ablazioni transcatetere non urgenti, studi coronarografici in elezione o procedure di emodinamica strutturale, quali chiusura di auricola o di forame ovale pervio, impianti elettivi di valvole aortiche per via percutanea o interventi per via percutanea di correzione dell’insufficienza mitralica». Procedure che sono state interamente riattivate e che ora vengono fatte con una frequenza più intensa per recuperare il tempo perso. Attualmente resta un gap di circa 50 procedure di emodinamica rimandate e di altrettanti interventi di ablazione transcatetere. «Confidiamo di mantenere un numero di procedure alto questa estate per recuperare gli interventi congelati», conclude.

Chirurgia toracica

Durante i mesi di contenimento, sotto la guida del primario Cristiano Breda l’equipe di Chirurgia toracica è riuscita a portare avanti oltre il 50% degli interventi oncologici toraco-polmonari, in aggiunta ai casi che provenivano dal pronto soccorso. «Le patologie maligne non si potevano trascurare - dice Breda - a maggior ragione chi aveva fatto una preparazione chemioterapica preliminare all'intervento chirurgico non poteva essere posticipato. Ma operare all’interno di una struttura in emergenza epidemiologica ha comportato una riorganizzazione dell’attività». E inoltre, sottolinea il primario, «abbiamo dovuto tener conto di casi di pazienti oncologici talmente fragili, magari anziani con più comorbilità, che sarebbero stati potenzialmente suscettibili di gravi complicazioni, se infettati da coronavirus». In questi casi si è deciso attraverso un'attenta valutazione dell’equipe.

Chirurgia generale

Nel periodo del lockdown l'equipe di Chirurgia generale ha svolto 45 interventi in media al mese. Poi, nelle settimane di “via libera”, le sale hanno già ospitato una trentina di operazioni chirurgiche. Di queste, due su cinque sono in urgenza, le altre tre sono invece programmate. La speranza del primario Maurizio Rizzo è di recuperare le operazioni slittate entro l’anno: «Farlo stringendo ulteriormente i tempi non sarebbe prudente, nel nostro caso. Stiamo seguendo un protocollo rigido, approvato dal comitato etico, che impone ulteriori regole igienico sanitarie e operative molto restrittive».

Otorinolaringoiatria

«Abbiamo mantenuto anche nel periodo del lockdown - spiega il dottor Roberto Spinato, coordinatore delle ORL dell’Ulss 3 - una continuità pressoché totale per quanto riguarda i nostri interventi in sala operatoria: abbiamo operato in continuità rispetto ai periodi normali quanto ai tempi di sala operatoria e al numero di interventi eseguiti, concentrandoci sui pazienti che soffrivano di patologie tumorali non procrastinabili». L’attività ora è ripresa secondo i tempi e le disponibilità normali, e i chirurghi hanno ripreso ad affrontare anche interventi “in elezione” dalle liste di pazienti comunque non aumentate durante il periodo del lockdown.

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