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#IoApro a Marcon: «Ho moglie e quattro figli, non sono negazionista ma nemmeno stupido»

Il titolare del locale "Quattro Forchette": «E' un'azione simbolica, ma faccio lo sciopero delle tasse perchè devo dare da mangiare alla mia famiglia. Ai governanti vorrei dire cambiate mestiere»

Ha comprato il locale a febbraio e a distanza di 30 giorni è stato costretto, causa Covid, a chiuderlo: il titolare del ristorante "Quattro Forchette" di Marcon da un anno ormai lavora, passateci il termine, a spizzichi e bocconi tra una consegna ed un'altra concentrate prevalentemente all'ora di pranzo. Una decina di coperti giornalieri che non coprono nemmeno le spese vive del locale.

«Non l'avessimo mai comprato...»

«Aprire un locale tutto mio è stata una vera soddisfazione: dopo vent'anni di chef in giro per il mondo con mia moglie abbiamo deciso di metterci in proprio a febbraio 2020. Non l'avessimo mai fatto. Proprio oggi parlavo con lei sono arrivato al punto di chiederle: e se lo vendessimo? Devo confessare che lo sconforto viene: c'è da pagare affitto, luce, gas, cambiali, stipendi dei dipendenti che hai potuto assumere magari solo per pochi mesi. E dal governo ho visto arrivare a malapena 5mila euro dall'inizio di tutta questa faccenda: il minimo da fare per sopravvivere è lo sciopero fiscale».

Occorre agire: se qualche cliente vorrà essere coraggioso...

William, questo il suo nome, da tempo auspicava una protesta popolare che desse voce ad una situazione ormai diventata insostenibile: «Ho partecipato a varie maniefstazioni, l'ultima quella a Treviso. Sempre utili per carità ma dopo un po' capisci che non basta più, occorre davvero agire. L'iniziativa "Io apro" mi è apparsa valida e ho deciso di sostenerla: per questo io resterò aperto, faremo all'interno del locale una manifestazione statica. Poi se qualche cliente vorrà essere un po' più coraggioso, vedremo se potremo accontentarlo - sorride amaramente - . Più per dare un segnale di speranza che per l'attività: è chiaramente un'iniziativa simbolica, infatti, certo che per cambiare veramente le cose bisognerebbe proprio aprire tutto e far capire a questo governo che sta sbagliando. Come si può lasciare aperto l'autogrill e chiuso invece un locale come il mio? Molti miei colleghi, purtroppo, sono vinti dalla paura ma spero che il mio sia un segnale di speranza, un esempio, e che altri facciano come noi aderendo all'iniziativa: non si può fallire a causa del virus».

La forza viene dalla mia famiglia

Per William è ormai questione di vita, in gioco c'è il pane da dare ai propri figli: «Sono marito e papà di quattro bambini: in questi mesi tante volte ho pensato di mollare ma poi guardo negli occhi mio figlio e questo mi dà la forza di andare avanti e fare tutto. Il cuoco, l'aiuto cuoco, il cameriere e anche le consegne personalmente, visto che pagare un dipendente oggi è praticamente impossibile. Mia moglie, incinta, è dovuta restare a casa dal lavoro, l'azienda non ha potuto far fronte alla maternità, causa Covid non se l'è sentita».

«Politici attuali: cambiate mestiere»

William spiega che «ovviamente» seguirà il più possibile le linee guida consigliate dagli avvocati: «Dovesse arrivare una multa amen, sono già nei guai fino al collo, non sarà certo quella a cambiarmi la vita. Ma un segnale lo dobbiamo dare: non sono negazionista, ma non sono nemmeno stupido. Come dice sempre un medico mio cliente il Covid esiste ma non è quello che vogliono far credere. Lo ha detto lo stesso Zaia: si conteggiano morti "per" Covid anche quelli "con" il Covid. Quindi ai governanti vorrei dire: cambiate mestiere. O si fanno gli interessi degli italiani e dei lavoratori italiani o per noi sarà la fine».

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