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Studenti nelle case del centro storico, Ferlenga: «Sfida vinta, ora servono le istituzioni»

Il rettore dell'Università Iuav di Venezia in sesta commissione consiliare: «Ripartire dalle rilevazioni del patrimonio immobiliare e dei piani terra. Il Comune ci sostenga»

«Nessuna politica di trasformazione del lavoro e della residenzialità può escludere la conoscenza degli spazi della città». Lancia un appello al Comune, il rettore dello Iuav di Venezia (Istituto universitario di architettura), Albero Ferlenga, intervenuto in sesta commissione consiliare martedì. L'università è tornata a riconoscere un ruolo centrale all'attività di rilevazione e analisi urbana del patrimonio edilizio della città. Per tornare sul campo, ha spiegato Ferlenga, «è necessario avere il sostegno delle istituzioni».

La trasformazione del patrimonio edilizio

«Quello che è successo al di là e all'interno delle facciate dei palazzi veneziani in questi ultimi 50 anni non è noto. Ma la trasformazione è stata radicale per le modifiche che il turismo ha comportato alla struttura abitativa della città. Noi abbiamo ricominciato la campagna di rilevazione a Santa Marta, ad esempio, insieme a Ca' Foscari, ma pensiamo allo studio di tutti i piani terra cui oggi può essere attribuito un ruolo diverso da quello di magazzini, con l'entrata in funzione del Mose a protezione dalle maree. Questo lavoro di analisi, che un tempo si faceva a mano, casa per casa o al catasto, specie nel dopoguerra, è poi venuto meno. Nel frattempo le pesanti modifiche alla residenzialità hanno impresso alle case veneziane un adeguamento da cui sarà difficile tornare indietro».

Ripresa dell'analisi urbana

Per contro oggi le rilevazioni possono essere fatte molto più facilmente. «L'università può mettere in campo strumenti innovativi come il laser scanner e i laboratori di cartografia, oltre alle competenze e professionalità. Per questo abbiamo proposto al Comune il tema del riconoscimento della città». In questo Iuav ha già avviato collaborazioni e protocolli con Ance (Associazione costruttori edili) e Confindustria Venezia, per aggiornare i dati della zona industriale di Marghera. «La percezione che questo lavoro vada recuperato è forte», dice il rettore che sottolinea l'apertura dell'università al contesto, la cosiddetta "terza missione", anche attraverso le esperienze di start up e spin off avviate al Vega, un hub dove si è investito un milione di euro e si lavora in collaborazione con Ca' Foscari per lanciare attività innovative. «La cooperazione non è mai stata così forte - afferma - la concorrenza fra atenei fa ormai parte della storia passata».

Residenze per studenti

Sempre da Santa Marta è partita un'altra sfida, inizialmente con lo "Study in Venice", nel 2017, per attrarre in città studenti stranieri in collaborazione con il Comune. «È stata vinta, e ha visto 400 case del centro storico ripopolarsi in un semestre, con la collaborazione di mille studenti. A Venezia in un momento di stallo si è partiti da due dati di fatto - spiega Ferlenga - Da un lato studenti senza casa, o costretti in pessime condizioni abitative, dall'altro case vuote in  centro storico e comunque non accessibili in termini di prezzo. Si è visto il vantaggio di ridestinare una parte di questo patrimonio per incidere sul mercato degli alloggi (anche al di là del vuoto determinato dalla pandemia, vista l'espansione enorme delle soluzioni ricettive) e sulla socialità della città. Abbiamo dimostrato che è possibile. Ma per garantire la continuità del progetto ci serve aiuto: borse di studio e sostegno istituzionale». 

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