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La risposta di Prolocatur ai sindaci di Venezia e Firenze

La principale associazione nazionale della locazione breve commenta le proposte formulate dai Sindaci.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di VeneziaToday

Riceviamo e pubblichiamo:

"Quello che arriva da alcuni politici locali è soltanto l’ennesimo attacco sconclusionato alla locazione breve.
Anche questa volta si chiede “una normativa nazionale più chiara e definita” quando chiaramente l’intento è quello di ottenere una normativa più restrittiva e che avvantaggi chi finora ha goduto di una rendita di posizione che non vuole abbandonare. Limitare la possibilità di locare un immobile di proprietà significa limitare il diritto di godimento del bene stesso garantito costituzionalmente. La normativa nazionale è stata numerose volte aggiornata e modificata negli ultimi anni: dal Codice del Turismo del 2011 che parla di “Locazioni ad uso abitativo per finalità turistiche”, al DL 50/2017 che esplicita il regime fiscale delle locazioni brevi fino ad arrivare alla Legge di Bilancio 2020, dove è stato introdotto un concetto speciale di imprenditorialità valido per la sola locazione breve. Ripetiamo quindi che la normativa esiste, ma forse perché non va nella direzione restrittiva auspicata dai due Sindaci allora si fa finta che non esista.

L’”offerta improvvisata”, come definita nel documento presentato, è giudicata positivamente nonché utilizzata quotidianamente dai viaggiatori e dai turisti e con ottimi risultati confutabili sui vari portali. Forse, gli stessi Sindaci dovrebbero fare più attenzione alle recensioni di alcuni alberghi delle loro città per rendersi conto di chi infici la qualità complessiva del turismo italiano non solo nelle città d’arte. Ma più che una guerra all’ultima recensione a chi rovina di più il turismo in Italia sarebbe il caso di lasciare detto giudizio al mercato, invece di imporre provvedimenti dirigisti, di rendere liberi i turisti di scegliere l’ospitalità che preferiscono senza obbligarli ad optare soltanto per le soluzioni che stanno a cuore ai Sindaci.

Gli immobili sono soggetti a diverse normative, in base all’utilizzo che se ne fa, una locazione breve non è diversa da una locazione di lungo periodo per quel che riguarda i rischi, ma alla maggiore o minore concentrazione di persone. Un hotel è un luogo dove normalmente si concentrano più persone rispetto ad un’abitazione e ad un condominio in quanto sono presenti soltanto camere da letto e bagni. Forse i sindaci non hanno compreso la ratio delle normative da loro citate. Inoltre, non c’è nessuna deregulation in atto e non c’è mai stata, ci sono norme precise e stringenti che normano la locazione breve, che normano le abitazioni e siamo pronti ad illustrarle a chiunque ne faccia richiesta, è ora di smascherare i veri intenti di queste iniziative locali. L’unica deregulation che si è vista in questi anni ha riguardato la depenalizzazione del mancato versamento dell’imposta/contributo di soggiorno da reato penale di peculato a semplice illecito amministrativo, venendo incontro sicuramente a richieste non provenienti dal mondo della locazione. Lo svuotamento dei centri storici inoltre, fenomeno in atto da almeno 50 anni (si parla di “gentrification” per la prima volta nel 1964), non può certo essere addebitato alla comparsa di Airbnb che è arrivata in Italia soltanto nel 2010. Le giovani famiglie, che si trasferiscono in una nuova casa, cercano sempre di più dei servizi e delle strutture che i centri storici non offrono: immobili poco efficienti dal punto di vista della classe energetica, case senza ascensore, mancanza di balconi, divieto di installare condizionatori in facciata, mancanza di garage e di parcheggi in generale, costi elevati per permessi d’ingresso veicolare nelle ZTL, difficoltà e maggiori costi per ristrutturazioni edilizie (immaginate quanto possa costare ristrutturare una facciata di una casa di Venezia che affacci su un canale). Nei centri storici inoltre mancano il verde e le scuole ed è quindi normale che per la somma di tutti questi aspetti si scelga di muoversi dal centro storico e di cercare altrove case più confortevoli, più moderne e soprattutto meno costose. Per quanto riguarda la prima proposta normativa presentata dai Sindaci nel loro documento, solo chi vuole essere miope a tutti i costi non si rende conto che la creazione di una destinazione d’uso specifica per la locazione breve non abbia alcun intento regolatorio ma soltanto l’obiettivo di distruggere la proprietà privata immobiliare. Chi è proprietario, infatti, si troverebbe schiacciato dall’impossibilità di fare affitti brevi e dall’eccessivo rischio degli affitti “lunghi”, basti pensare alle lungaggini di uno sfratto per morosità o all’attuale blocco degli sfratti tutt’ora in vigore. Il danno alla proprietà immobiliare inoltre è giusto il caso di ricordarlo, è un danno ad un’intera filiera che parte dai professionisti progettisti e continua con le ditte edili ed a tutto l’indotto. Per quanto riguarda poi la seconda proposta normativa, è un calderone che comprende, da una parte nuove pesanti limitazioni alle locazioni brevi, come quella di rendere imprenditoriali quelle che superino i 90 giorni di occupazione annui e dall’altra qualche errore di conoscenza.
Gli inquilini delle locazioni brevi infatti già pagano l’imposta di soggiorno e le locazioni brevi sono già equiparate alle strutture ricettive per quel che riguarda la comunicazione degli alloggiati di cui all’art. 109 TULPS. Non c’è nessun motivo quindi per chiedere una reiterazione normativa di questi obblighi.
Qui si tratta o di mancanza di conoscenza o di voglia di allungare il brodo per nascondere il vero intento della richiesta dei Sindaci che è solo quello di limitare per motivi ideologici il godimento della proprietà privata e di ricercare visibilità politica personale".

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