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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Lio Piccolo, archeologi trovano allevamento di ostriche di epoca romana

Scavo di archeologia marittima in laguna scopre acquacoltura del 1° - 2° secolo d.C. collegata a una villa di pregio

La struttura detta “Villa romana di Lio Piccolo” era dotata di piscine per l’acquacoltura, in particolare di ostriche. È l’ipotesi preliminare su cui sta lavorando il team interdisciplinare impegnato nei giorni scorsi nella seconda campagna di scavo archeologico subacqueo sul sito lagunare di Lio Piccolo, nel comune di Cavallino Treporti, scoperto quasi vent'anni fa dall’archeologo amatore Ernesto Canal.

Le indagini sono state dirette da Carlo Beltrame, professore associato di archeologia marittima del Dipartimento di studi umanistici dell’università Ca’ Foscari, in collaborazione con la soprintendenza. La prima campagna si era svolta un anno fa e aveva permesso di mettere in luce alcune strutture murarie e palificate segnalate da Canal a poche decine di metri dall’argine di Lio Piccolo lungo Canale Rigà.

Il fondale conserva una vasca in mattoni sesquipedali di forma rettangolare databile, anche sulla base di analisi al radiocarbonio, al 1° e 2° secolo dopo Cristo. In età romana, la struttura era sommersa e serviva per la conservazione, forse poco prima della consumazione, di ostriche. Questi crostacei si sono infatti eccezionalmente conservati sul fondo della vasca. Le ostriche verranno ora studiate da Davide Tagliapietra di Cnr-Ismar. La presenza di un gargame in legno, che doveva suddividere lo spazio per mezzo di una saracinesca, fa pensare peraltro che questa non fosse l’unica specie ospitata nella vasca.

«Nel mondo romano - spiega Carlo Beltrame -  le ostriche erano molto apprezzate e allevate, anche se forse già adulte, in Gallia e nella penisola italiane. Gli autori antichi ci parlano anche delle ostriche dell’Istria ma non menzionano Altino, dove però ostriche sono emerse da vari scavi della città romana. Non stupisce quindi trovarle a Lio Piccolo, ossia in una località che in età romana doveva essere in prossimità del litorale, in condizioni ideali per la loro crescita». «Le quote di giacitura di queste strutture sommerse - conclude Beltrame - sono preziosissimi markers per studiare il fenomeno dell’innalzamento relativo del livello del mare nelle sue due componenti eustatiche (innalzamento o abbassamento a scala globale del livello medio dei mari, non dipendente cioè da fenomeni locali) e di subsidenza regionale che, sommate, hanno portato gli edifici romani ad una sommersione di oltre due metri rispetto al livello del medio mare attuale».

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