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Lotta agli affitti selvaggi, il Comune firma l'appello assieme ad altre 10 città europee

Si chiede all'Ue di obbligare le piattaforme che pubblicizzano locazioni brevi sul web a rispettare le norme sulla registrazione, messa a disposizione dei dati e fisco

Tolleranza zero verso la diffusione senza controllo di Airbnb, affittacamere turistici e locazioni brevi. È il sentimento che accomuna i cittadini di Amsterdam, Barcellona, Berlino, Bordeaux, Bruxelles, Cracovia, Monaco, Parigi, Valencia e Vienna, in Europa, e di Firenze e Venezia. Il Gruppo25Aprile e l'associazione Progetto Firenze hanno chiesto, ai rispettivi Comuni, di aderire alla sottoscrizione della lettera inviata al Parlamento europeo e alla Commissione Ue per porre un controllo alle piattaforme che pubblicizzano questi affitti brevi. Sabato l'assessore Michele Zuin ha confermato la partecipazione all'appello della Città di Venezia.

La richiesta del 25Aprile

«Le amministrazioni di dieci città europee hanno diffuso un comunicato congiunto all'Europa per chiedere di obbligare le piattaforme che pubblicizzano affitti brevi sul web a cooperare con le amministrazioni locali e nazionali e ottemperare alle normative in essere o “in fieri” riguardo la registrazione, la messa a disposizione dei dati dei locatori e l’imposizione degli obblighi fiscali. L’iniziativa è scaturita in seguito al parere non vincolante espresso dall’avvocato generale della Corte di Giustizia europea per il quale, secondo i regolamenti e le direttive della UE, Airbnb dovrebbe essere considerato un fornitore di informazioni digitali piuttosto che un agente immobiliare tradizionale. Se questo status fosse riconosciuto dalla Corte, le piattaforme online per gli affitti brevi sarebbero sollevate dal dovere di ottemperare alle normative introdotte da varie città europee per regolamentare le locazioni brevi. Le scriventi associazioni, assieme ad altri firmatari, chiedono ai sindaci di Firenze e di Venezia, i cui residenti sono confrontati sugli stessi problemi, di aderire prontamente all’appello dei loro omologhi europei».

Fiscalità

«Abbiamo aderito all'appello perché esiste un problema diffuso di trasparenza sulle transazioni e gli introiti di questi Airbnb - ha detto l'assessore Zuin -. Due anni fa – ha spiegato Zuin  – è stato avviato il portale GeoIDS - un sistema di verifica e di controllo, anche con la guardia di finanza, che ha permesso non solo di localizzare le locazioni turistiche tipo Bed&breakfast, gli affittacamere, gli alberghi, ma anche ai cittadini di segnalare all'amministrazione casi di abusivismo o situazioni non regolarmente registrate. In due anni abbiamo avuto 900 segnalazioni. Questa attività è uno strumento per far emergere il sommerso e per far entrare maggiori introiti dell'imposta di soggiorno. Per gli Airbnb c'è però il problema della fiscalità, visto che praticamente non hanno alcun legame giuridico con i Paesi in cui operano, men che meno dal punto di vista tributario», si parla di giri d'affari miliardari, che l'Europa deve controllare e regolare.

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