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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Emergenza sanità, l'indagine Cgil sull'età e la retribuzione dei medici veneti

«Guadagnano meno di quelli di altri territori perché la Regione non ha investito risorse sulla contrattazione, e sono anziani. Il sistema non reggerà se non si inverte la rotta»

Emergenza sanità in Veneto. A raccontarlo, una volta di più, è l'indagine della Funzione Pubblica Cgil del Veneto sui dati del conto annuale della ragioneria dello Stato. 

L'età dei medici

Nel mirino l'innalzamento dell’età media dei medici e l'assenza di una programmazione per servizi di qualità nei prossimi anni. «Il personale medico risulta sempre più sotto stress e in difficoltà anche per la scarsa costruzione della sanità territoriale che stenta a partire. Risulta preoccupante la percentuale di medici in uscita nei prossimi 10 anni - scrive Fp Cgil Veneto -. Essendo aumentati i bisogni di salute della cittadinanza, inevitabilmente cresce il carico di lavoro sul personale in servizio. Dobbiamo registrare che l’età media dei medici veneti nel 2017 è di 50,69 anni. Va tenuto conto di come il turnover non contiene l’aumento dell’anzianità del personale che supera i cinquant’anni, che è bene ricordarlo, lavora su turni di 24 ore. Per quanto riguarda il personale medico, con più di 60 anni di età, sono al lavoro 1.475 unità pari al 21.89% per un totale, se consideriamo chi supera i 55 anni, di 2.746 unità pari al 40.75% di cui 172 medici con oltre 65 anni. Risulta quindi evidente che quasi metà del personale in servizio svolge, pur avendo superato i 55 anni di età, lavori gravosi».

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Retribuzioni

«Andando a paragonare le retribuzioni di alcune aziende ospedaliere possiamo notare come vi sia una penalizzazione dei medici veneti rispetto a quelli di altre regioni - continua l'analisi -. Confrontando i dati delle retribuzioni dei medici dell’azienda ospedaliera di Padova con quelli di altre tre aziende ospedaliere (Torino, Bologna e la San Giovanni Addolorata di Roma) si vede come lo stipendio del personale di Padova sia di molto inferiore, con 79 mila e 184 euro contro gli 86 mila e 859 di Torino, 85 mila e 562 di Bologna e 81 mila e 813 dell’azienda romana. Questa situazione - scrive Cgil - è determinata anche da scelte regionali in quanto il Veneto ha sempre scelto di non aumentare le risorse regionali alla contrattazione quando poteva farlo. Non è possibile pensare di avere un sistema sanitario efficiente e di qualità con personale che aumenta di anzianità anagrafica e carichi di lavoro: un sistema che progressivamente rischia il collasso».

Medici in pensione

«La proposta di richiamare in servizio il personale in pensione non risolve in alcun modo la carenza di medici - conclude la Funzione Pubblica della Cgil del Veneto -, determinando solo l’abbassamento della qualità dell’assistenza. Servono a tutti i livelli interventi urgenti per costruire un vero progetto socio sanitario che prenda in carico i cittadini e sia in grado di rispondere ai bisogni sempre crescenti della popolazione. Investire sui lavoratori, sui professionisti della sanità, vuole dire investire sulla qualità della vita di tutti i cittadini».
 

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