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Queer Lion Award: il presidente di giuria Michele Gottardi racconta il premio al miglior film con tematiche LGBT | VIDEO

Il premio collaterale della Mostra del Cinema è stato istituito nel 2007. Quest’anno le opere che si contendono il riconoscimento sono sette, di cui quattro in concorso ufficiale.

Nato nel 2007 da un’idea di Daniel N. Casagrande e di Marco Müller, il Queer Lion Award è un premio collaterale della Mostra del Cinema che, ogni anno, individua il film più meritevole, tra quelli presentati in tutte le categorie del festival, che tratta tematiche omosessuali e queer. 

In questa edizione le opere che si contendono il premio sono sette, di cui quattro presentate nella sezione ufficiale in concorso quali The World to Come di Mona Fastvold, Und morgen die ganze Welt (And Tomorrow the Entire World) di Julia von Heinz, Laila in Haifa di Amos Gitai e Śniegu już nigdy nie będzie (Never Gonna Snow Again) di Małgorzata Szumowska e Michał Englert. Due film provengono invece dalla sezione Giornate degli Autori - Tengo miedo torero (My Tender Matador) di Rodrigo Sepúlveda e Saint-Narcisse di Bruce LaBruce - e uno dalla sezione Venice Virtual Reality: Terrain di Lily Baldwin, Saschka Unseld e Kumar Atre.

«L’omosessualità deve essere il tema portante del film o, almeno, deve rientrare in modo fondamentale nella vicenda narrata» spiega Michele Gottardi, critico cinematografico e, quest’anno, presidente della giuria che assegnerà il Queer Lion Award.

Veneziano, classe ’56, Gottardi ha insegnato cinema all’Università Ca’ Foscari ed è stato presidente dell’Ateneo Veneto. Collaboratore presso numerose testate locali e membro per anni della Giuria Fipresci - la federazione internazionale dei critici cinematografici -, ha valutato con occhio estremamente analitico i film presentati nei più importanti concorsi dedicati alla settima arte, da Venezia a Torino, finanche in Russia e Repubblica Ceca: «Ognuno, come è giusto che sia, ha un’idea diversa del cinema - racconta - Come critico mi soffermo su numerosi aspetti, uno dei quali è sicuramente la resa estetico-narrativa: quando tu stai guardando un film che è retto da una sceneggiatura solida, da dialoghi che funzionano, anche perché supportati da bravi attori, e da una dimensione narrativa che non si chiude in se stessa ma che, anzi, si apre verso la realtà esistente fuori dalla sala, allora sai che quello è sicuramente un buon film. Una delle cose che, negli ultimi tempi, noi critici stiamo notando spesso, soprattutto nel cinema italiano, è la poca rispondenza che c’è tra le storie narrate sullo schermo e la realtà esistente fuori dalla sala. Bisogna ritrovare una dimensione cinematografica che racconti la verità, ciò che accade realmente all’esterno».

La giuria del Queer Lion Award si riunirà oggi per decretare il vincitore. 

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