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77. Mostra del Cinema Lido

Il logoramento dei rapporti sentimentali in "Lacci": il film di Luchetti a Venezia 77

Tratto dal romanzo di Domenico Starnone, è il film di apertura (fuori concorso) della Mostra del Cinema 2020. «Non è solo l’amore ad unire le persone - dice il regista - ma anche ciò che resta quando questo non c’è più»

Avvinghiati ma stritolanti: i legami affettivi vengono paragonati ai lacci delle scarpe nel nuovo film di Daniele Luchetti tratto dall’omonimo romanzo di Domenico Starnone edito da Einaudi nel 2014. Un paragone tanto ardito quanto efficace che esprime con acume le caratteristiche di un normale rapporto sentimentale: normale perché quella tra Aldo e Vanda - interpretati rispettivamente da Luigi Lo Cascio/Silvio Orlando e Alba Rohrwacher/Laura Morante - è una relazione comune, per nulla particolare. Lui è un intellettuale che parla di attualità e cultura attraverso un’importante stazione radiofonica, lei un’insegnante precaria. Dopo un matrimonio celebrato in giovane età, la coppia cresce due bambini sullo sfondo di un’affascinante Napoli dei primi anni ’80.

Quando Aldo confessa un tradimento a Vanda, il rapporto di coppia viene improvvisamente sgretolato da questa fugace rivelazione, le cui maggiori vittime saranno inevitabilmente i figli, che dovranno assistere inermi e impotenti alla continua indecisione del padre e alla sofferenza malcelata della madre. 

Luchetti, in cento minuti, mette in scena la lacerazione dei rapporti affettivi, il disamore che colpisce due ex amanti impegnati a ferirsi vicendevolmente per soddisfare il proprio orgoglio. Come spiega lo stesso regista: «Non è solo l’amore ad unire le persone, ma anche ciò che resta quando questo non c’è più. Si può restare assieme per rancore, nella vergogna, nel disonore, nel folle tentativo di tener fede alla parola data». L’amore, infatti, non è il vero fulcro della vicenda; ciò che viene indagato è, invece, il senso di vergogna: l’unico sentimento che sembra invadere continuamente i protagonisti. Aldo si vergogna del suo essere fedifrago: un’onta che, inevitabilmente, logora il rapporto coi propri figli. Non si sente un marito adeguato e, di conseguenza, non si sente a suo agio nel ruolo di padre e di amante. Vanda, allo stesso modo, anche se speculare, si vergogna delle sue carenze come madre e come moglie. Non riesce ad esprimere appieno i suoi sentimenti, che cerca di controllare in ogni situazione senza però riuscirci e lasciandosi andare spesso a scoppi esagerati d’istintività. I figli, una volta adulti, interpretati da Giovanna Mezzogiorno e Adriano Giannini, accusano il peso dell’inadeguatezza dei genitori, vergognandosi a loro volta della mancata stima nei loro confronti. 

Lacci è un film profondo e godibile, sorretto anche dalle interpretazioni del cast, tra cui spicca fra tutti la giovane Linda Caridi. Manca però un vero guizzo, quel mordente necessario per entrare totalmente in sintonia con i personaggi. Ma forse è una lacuna voluta, dal momento che, da questa profonda crisi coniugale messa in scena, nessuno esce veramente vincitore. 

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