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Dolo, due ortopedici pensionati tornano ad aiutare il reparto in cui hanno lavorato da giovani

Il primario Esopi: «Sono medici che hanno raggiunto la settantina e non hanno nulla da invidiare ai più giovani. In questo momento forniscono risposte efficaci ai cittadini e anche a noi colleghi»

Tornano nel reparto dolese in cui hanno lavorato da giovani per dare il loro contributo in un periodo storico che sta facendo i conti non solo con l’emergenza epidemica, ma anche con la difficoltà nel reperire nuovi ortopedici.

La scelta

«Il dottor Riccardo Armato sta lavorando insieme a noi da qualche settimana  – dice Paolo Esopi, primario del reparto di Ortopedia di Dolo  –. Aveva iniziato la sua carriera da specialista ortopedico proprio in questo ospedale. Da pensionato ha deciso di ritornarci fornendo, sia agli utenti che a noi colleghi, una risposta di grande qualità ed efficienza». Accanto a lui, per quanto riguarda soprattutto la parte ambulatoriale, di recente in reparto è tornato a lavorare un altro ortopedico pensionato: Angelo Majoni, già responsabile del servizio di chirurgia ortopedica pediatrica.   «Sono professionisti che hanno raggiunto la settantina e non hanno nulla da invidiare ai giovani medici: per esperienza e professionalità si stanno rivelando un’importante risorsa per questo reparto» li ringrazia il primario. «Lo sforzo collettivo messo in campo dagli specialisti della nostra Azienda sanitaria in questo periodo complesso non è mai da sottovalutare. Il ritorno del dottor Armato e quello del dottor Majoni sono due esempi di questa presa di coscienza del nostro personale sanitario, anche in età da pensione, mai venuta meno nel corso di questi mesi» sostiene il direttore generale dell’Ulss 3 Serenissima Giuseppe Dal Ben.
Armato è anche uno specialista esperto in artroscopia, tecnica mininvasiva attuata al ginocchio, come la ricostruzione del menisco e dei legamenti crociati. «Grazie a lui, qui a Dolo abbiamo ripreso a ritmo più veloce questo tipo d’intervento, che è abbastanza frequente ed è causato da traumi di vario tipo, domestici e sportivi, ma anche da traumi da strada» dice Esopi. L’artroscopia, specialità di Armato, viene eseguita in anestesia locale. È una tecnica attraverso la quale sono possibili la diagnosi e la cura di patologie e infortuni all'articolazione del ginocchio. L'artroscopia del ginocchio prevede l'utilizzo di uno strumento particolare, che si chiama artroscopio: si tratta di due sonde microscopiche, una dotata di una telecamera e l’altra dello strumento, che permettono di operare all’interno del ginocchio. Tra i vantaggi di questa tecnica mininvasiva c’è la garanzia di un recupero funzionale da parte del paziente, più sicuro e rapido.

Le prestazioni dell’ortopedia dolese

Dal ginocchio all’anca. A fianco dell'attività artroscopica, l'Ortopedia di Dolo lavora anche sulla chirurgia conservativa dell’anca per cui ha adottato, dove è possibile, una tecnica perfezionata dal professor Manel Ribas dell’università Dexeus di Barcellona, esperto mondiale di chirurgia dell’anca. L’intervento di cui si parla convenzionalmente viene definito in letteratura “lesione della cuffia abduttoria dell’anca” e riguarda, in sostanza, la saldatura dei muscoli dei glutei. Dal 2017 ad oggi, in questo reparto sono stati eseguiti circa una trentina di questi interventi, su pazienti selezionati, che hanno permesso nel 98% dei casi il risultato atteso. La maggior parte delle persone sottoposte a questa tecnica hanno potuto riprendere completamente la propria funzionalità, abbandonando del tutto le stampelle che, in casi di lesione della cuffia abduttoria dell’anca, diventano necessarie per deambulare. «La lesione del piccolo e medio gluteo, cioè la lesione della cuffia abduttoria dell'anca, è una patologia che colpisce circa il 25% della popolazione - dice Esopi - ed è praticamente analoga alla già nota e trattata lesione della cuffia della spalla. Tanto che se una persona viene operata per una delle due patologia, c’è un altissimo rischio che debba anche essere poi operata per l’altra. Si tratta della degenerazione dei tendini e dei tessuti che tengono su l’anca permettendo alla persona di muoversi e camminare correttamente. Ma se questi tessuti, o per un trauma o perché si vanno degenerando, cominciano a cedere, ecco che partono i segnali di allarme, quali il dolore e poi la difficoltà nel camminare». I numeri degli interventi. Il reparto dolese esegue quasi oltre 2 mila interventi l’anno, tra traumatologia e ortopedia in elezione (interventi programmati e non d’urgenza). «Le fratture di femore – sottolinea il primario – riguardano soprattutto una fascia di popolazione anziana a cui viene data massima attenzione. Nel 2019 ne sono state trattate 348, di cui l'80,2% eseguite entro le 48 ore dall’evento traumatico».

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