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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Padiglione Italia, il declino del miracolo economico e le prospettive dell'umanità

Inaugurata alla Biennale d'Arte l'opera di Gian Maria Tosatti, per la prima volta unico artista del padiglione. Presente il ministro Franceschini, che ha omaggiato anche lo spazio dell'Ucraina

Alla Biennale d'Arte è il giorno dell'inaugurazione del padiglione Italia, evento che ha visto la partecipazione del ministro della Cultura Dario Franceschini e del sindaco Luigi Brugnaro, arrivati nel pomeriggio in visita all'Arsenale di Venezia. Prima dell'inaugurazione c'è stato, però, un momento di riflessione sulla tragedia della guerra: Franceschini, assieme a una ventina di ministri della Cultura provenienti da tutto il mondo, si è recato nel padiglione Ucraina, in segno di solidarietà nei confronti del Paese vessato dal conflitto: «È il modo migliore - ha commentato - per ricordarci il tempo tragico che stiamo vivendo e dare un segno di vicinanza alla lotta del popolo ucraino».

Che l'arte e le vicende internazionali siano strettamente legati l'ha fatto presente, tra gli altri, proprio il sindaco Brugnaro: «Ieri - ha ricordato - abbiamo inaugurato il padiglione Ucraina con un video di Zelensky. Questo per ribadire che il mondo dell'arte non può essere silente, ma deve prendere posizione e fare qualcosa di concreto, perché in questo momento sono in gioco la libertà e la democrazia». Il sindaco ha poi ringraziato Franceschini e il governo: «Hanno a cuore la Biennale e comprendono che non è solo una cosa veneziana, ma è il modo in cui l'Italia parla al mondo». I due hanno concordato sull'importanza dei futuri investimenti proprio all'Arsenale: «170 milioni dal Pnrr per un progetto che servirà all'archivio della Biennale, ma anche alla Marina militare e alla città. La dimostrazione - ha detto Franceschini - che dobbiamo continuare a investire nella cultura».

"Storia della notte e destino delle comete" è il titolo del progetto espositivo al padiglione Italia della 59. Biennale Arte, diretto dal commissario Onofrio Cutaia: promossa dalla Direzione creatività contemporanea del ministero della Cultura, la mostra è a cura di Eugenio Viola e, per la prima volta nella storia del padiglione, presenta l’opera di un solo artista: Gian Maria Tosatti. L'esposizione fonde vari linguaggi, dai riferimenti letterari alle arti visive, dal teatro alla musica e alla performance. Una macchina narrativa che genera riflessioni sul possibile destino della civiltà umana, in bilico tra i sogni e gli errori del passato e le promesse di un futuro ancora in parte da scrivere. «Un'opera dalla sintassi irriducibilmente teatrale», come la definisce il curatore Viola, che mostra «l'ascesa e il declino del sogno industriale italiano» ma poi porta ad un crescendo, «una riconciliazione possibile».

L'artista Tosatti ha spiegato: «La considero una tragedia, così come concepita nell'antica Grecia: un momento di confessione collettiva, l'espressione di un attrito che la società ha avuto e che vuole affrontare faccia a faccia per prendere in mano il proprio destino. Chi l'ha visitata ha creduto di assistere a degli scenari industriali degli anni '60-'70, invece sono macchine che abbiamo preso da fabbriche fallite durante la pandemia. Questo mi fa pensare che la nostra idea del lavoro sia ferma a decenni fa. È il crollo di un sogno: l'industria si è nutrita di sogni ma a un certo punto non ha più nutrito i sogni. Abbiamo smesso di evolvere e di rigenerarci. È un'opera che restituisce un'immagine tragica dell'Italia tragica, ma non disperata: invita a ricominciare a rimettersi in gioco per l'urgenza di diventare migliori».

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