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Il piano dell'Ulss 3 per gli anziani e gli operatori delle case di riposo

Il direttore Dal Ben ha riepilogato l'impegno rivolto alla fascia più fragile della popolazione e ha ribadito: «Restiamo a casa. La curva si sta appiattendo, ma basta un niente per farla ripartire»

Fin dall'inizio del contagio è stato chiaro che le case di riposo, che ospitano persone anziane e a rischio, sono una realtà particolarmente delicata. E fin da subito, secondo il direttore dell'Ulss 3 Giuseppe Dal Ben, è stato fatto uno sforzo con l'obiettivo di evitare che queste persone dovessero affrontare un ricovero in ospedale. «Per questo - dice - ci siamo affiancati a queste strutture con cui, anche, ci confrontiamo quotidianamente tramite videoconferenze proprio per dipanare dubbi e dare risposte man mano che emergono necessità». Dal Ben ha fatto oggi il punto della situazione sulle case di riposo e, in generale, su quelle strutture che ospitano cittadini fragili, che lo diventerebbero ancora di più nel caso incontrassero il coronavirus. Sono stati infatti avviati, come da indicazione regionale, il “piano strutture residenziali per anziani” e il "piano tamponi" che vedrà effettuare test a 3.850 ospiti e a 1.710 operatori. Parallelamente, nei prossimi giorni, l’attenzione dell'Ulss 3 si concentrerà anche nelle strutture dei disabili.

Le azioni messe in atto nei centri servizio anziani

La Regione Veneto sta chiedendo alle aziende sanitarie di organizzare un “piano strutture residenziali per anziani”, che viene gestito dal direttore dei Servizi socio-sanitari di ciascuna asl. Questo piano si avvale di un team di professionisti, formato da personale del servizio di igiene e sanità pubblica, delle cure primarie e dei servizi sociali, che devono valutare il rischio nelle varie strutture (dati di prevalenza dei positivi, dati sulla disponibilità dei dispositivi di protezione individuale, dati sulle competenze del personale, valutazione sul rispetto delle indicazioni ricevute). Da questa organizzazione nasce poi il piano di sanità pubblica specifico per struttura che, in pratica, evidenzia come e cosa fare in caso di positività (dell’ospite o del personale), come gestire i dispositivi di protezione individuale e il personale.

L’Ulss 3 ha attenzionato fin da subito le strutture delle case di riposo, già a partire dai primi giorni di marzo. Si è subito consigliato “caldamente” che venissero ridotte le visite agli ospiti proprio per ridurre il rischio dell’ingresso del virus in un mondo fragile come quello degli anziani. Il direttore dell'Ulss 3 ha inviato due note sul tema delle case di riposo: una in cui si suggeriva alla struttura di accogliere un nuovo utente dopo avergli effettuato il tampone e di prevedere una stanza o più stanze per gestire possibili isolamenti. Nell'altra, si ricordava di rispettare le indicazioni operative dell’Istituto superiore di sanità sulla gestione dei rifiuti extraospedalieri. Nel frattempo è partito anche nelle case di riposo il piano tamponi: ad oggi sono stati eseguiti 368 tamponi sugli ospiti e 266 sul personale. Il piano prevede una programmazione, studiata giorno dopo giorno proprio per affiancare al massimo queste strutture dove, nel contempo, sono stati formati 25 operatori per eseguire tamponi e sono stati distribuiti 17.450 dispositivi di protezione individuale.

I numeri dei centri servizio anziani

Nella Ulss 3 Serenissima ci sono 31 strutture dotate di 3.850 posti letto (2.978 di primo livello, cioè di bassa intensità assistenziale, 842 di secondo livello, cioè di alta intensità assistenziale, 30 SVP/SAPA cioè stati vegetativi permanenti e sezioni ad alta protezione Alzheimer). Nelle case di riposo della Ulss 3, attualmente, si contano 3.850 ospiti e 1.710 operatori, tra dipendenti e non: per quanto riguarda gli ospiti si registrano 26 anziani in isolamento preventivo, 6 positivi, 7 ricoverati e 2 deceduti; per quanto riguarda il personale, invece, si registrano 31 in isolamento preventivo, 9 positivi, ma nessun ricovero né decesso.

Altro mondo fragile e da attenzionare è quello delle strutture residenziali per i disabili dove verranno eseguiti tamponi su 260 utenti e 251 operatori.

Gli altri numeri

Nella regione Veneto, ad oggi (ore 8.00 del 31 marzo) si sono registrati 8.159 casi positivi al coronavirus. Nella provincia di Venezia se ne contano 1.170, di cui 304 pazienti ricoverati (218 della Ulss 3), 866 positivi non ricoverati. Sono, infine, 4.252 persone isolate al proprio domicilio: frutto dell’importante lavoro epidemiologico del dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria veneziana.

«Il messaggio che deve passare forte e chiaro - ha concluso il dg - è che bisogna stare a casa. Cerchiamo di farlo anche e soprattutto per i nostri cari più anziani e più fragili. Dobbiamo evitare di far circolare il virus e lo stare a casa è uno degli strumenti di contenimento più efficaci ad oggi, insieme ad altre norme come quelle di evitare assembramenti, di coprirci naso e bocca con la mascherina e di lavarci spesso le mani. Ad oggi sembra più stazionaria la curva dei ricoveri, ma la situazione potrebbe cambiare improvvisamente qualora cominciassimo a comportarci male. Cerchiamo pertanto di continuare a fare squadra perché, insieme, vinceremo il coronavirus».

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