rotate-mobile
Attualità

Quale sarà il futuro del settore culturale?

I progetti di alcune delle personalità più importanti del teatro, della politica e dei musei, a Venezia e non solo

Recentemente ci siamo occupati delle pesanti conseguenze dell’emergenza coronavirus nel settore delle arti e dello spettacolo e dalla ricerca sono emerse le fragilità di un mondo poco tutelato e spesso poco considerato, quello culturale. Abbiamo quindi raccolto i pareri e i consigli di alcune personalità veneziane su come potrebbe ripartire la cultura nella città lagunare e sulle modalità con cui valorizzarla al meglio in futuro.

Le idee

Il presidente del Teatro Stabile del Veneto Giampiero Beltotto ha le idee chiare: «Innanzitutto bisogna mettersi al servizio del sindaco, comunque la si pensi, perché l’unico che ha uno sguardo completo su quello che accade in città è proprio lui. In secondo luogo - continua - non dobbiamo avere fretta di ripartire, perché quello che stiamo passando è inedito per tutti, soprattutto per noi che abbiamo a che fare con una città cosi delicata come Venezia». Per quanto riguarda la riapertura dei teatri, Beltotto ci tiene a considerare l’eterogeneità della clientela veneziana: «Bisogna considerare che nella nostra città i teatri accolgono tre tipologie differenti di pubblico: quello dei residenti, cui dobbiamo il nostro primo servizio; quello degli studenti, dei docenti e degli intellettuali che popolano Venezia e, infine, quello costituito dai nostri ospiti, cioè dai turisti e dagli stranieri, che sicuramente torneranno una volta finita l’emergenza. Dobbiamo quindi mantenere un atteggiamento razionale cosicché, quando il sindaco ci darà il via libera, noi non ci faremo trovare impreparati e le nostre strutture saranno pronte ad accogliere nuovamente questo pubblico. È fondamentale però fare squadra tutti insieme, come fossimo un’unica realtà, perché il teatro, in Veneto, è uno solo».

Il Teatro Stabile del Veneto ha recentemente inaugurato un palinsesto di appuntamenti virtuali ideato per intrattenere adulti, bambini e famiglie attraverso un’accurata programmazione di video sui propri canali social. Un progetto condiviso entusiasticamente anche dal Teatro Stabile di Bolzano e dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, i quali hanno iniziato - insieme al Tsv - a trasmettere ogni weekend in streaming sui propri canali YouTube video integrali degli spettacoli teatrali. 

Se da un lato queste iniziative sono sicuramente stimabili, pongono però un’ulteriore questione: l’autenticità dello spettacolo teatrale e l’effettiva impossibilità di riprodurne la magia se non in forma originale. Molti professionisti, interpellati in precedenza, avevano affermato quanto, a loro avviso, il mezzo digitale non fosse un surrogato ideale dello spettacolo. Beltotto risponde: «Non concordo con chi dichiara che il teatro non si possa fare anche online, perché è possibile fare spettacolo ovunque ci sia la possibilità di farlo. L’iniziativa digitale, che sta riscontrando un grandissimo successo, è stata adottata per portare il teatro dentro le famiglie perché, si ricordi, al centro di tutto c’è il pubblico. Ho proposto al consiglio di amministrazione di continuare il progetto virtuale anche in futuro, ma prima dobbiamo iniziare a produrre specificamente per lo streaming con un format peculiare, cosicché lo spettatore possa scegliere cosa vedere recuperando lo spettacolo che desidera dall’archivio digitale che metteremo online».

Secondo il presidente del Tsv, il teatro è destinato per sua stessa natura a mutare forma, a reinventarsi. Sul suo futuro non ha alcun dubbio: «Una volta terminata l’emergenza, il teatro si farà sulla rete e, allo stesso tempo, ritornerà a ricoprire le piazze, che dovranno tornare ad essere l’agorà della città. Dovrà inevitabilmente cambiare e il mutamento dovrà iniziare principalmente dalla sua fisicità. Bisognerà quindi ragionare insieme agli architetti su come apportare le giuste modifiche, sennò si rischia che, prossimamente, i teatri diventino solo dei musei vuoti».

Anche l'arte, da sempre fiore all'occhiello della città lagunare, guarda con preoccupazione al proprio futuro. I musei sono certamente alcune tra le istituzioni che più di tutte risentono della drammatica situazione. Ne abbiamo quindi parlato con Mariacristina Gribaudi, presidente della Fondazione Musei Civici di Venezia: «L’emergenza coronavirus non ci ha colti impreparati, dal momento che ci eravamo già ‘allenati’ a gestire gli eventi straordinari con la terribile acqua alta di novembre scorso. In quella situazione avevamo creato un comitato, all’interno della Fondazione, atto a gestire l’emergenza e ad informarci in tempo reale sulle condizioni dei musei. Tutto questo ha favorito la creazione di un modus operandi specifico per gestire le emergenze. Quando ci sono stati i primi segnali della gravità del contagio pandemico, noi avevamo già sanificato i musei e adottato le misure di sicurezza».

Attualmente la Fondazione Musei Civici è già pronta per ripartire anche se, ammette Gribaudi, sarà necessario mantenere per un lungo lasso di tempo le entrate contingentate.

Durante questo periodo il personale della Fondazione ha lavorato sulla sicurezza delle opere d’arte e sugli strumenti idonei a mantenere viva l’attenzione verso l’arte e la bellezza. Il mezzo digitale - costituito da percorsi e visite virtuali - era già stato utilizzato in precedenza e, in questa situazione, si sta rivelando sempre più importante. «Dobbiamo continuare ad investire su questo potente canale di comunicazione anche quando l’emergenza sarà passata. Perciò stiamo continuando a condividere le iniziative e le attività digitali sui nostri social. In questo momento storico è più che mai importante valorizzare il nostro patrimonio artistico - dichiara la presidente - sarebbe interessante creare, insieme con le altre città d’arte italiane, un percorso condiviso per permettere così alle persone di viaggiare senza ritrovarsi in situazioni pericolose».

La fruizione dell’arte a Venezia avviene anche grazie al turismo che, ogni giorno, vive la città. È inevitabile considerare quanto l’emergenza sanitaria avrà gravi ripercussioni proprio su questo aspetto. «Avremo a che fare con un turismo esclusivamente italiano, almeno per quanto riguarda i mesi estivi - afferma Gribaudi - questa situazione può essere l’occasione per riflettere su come gestire il turismo al meglio. Penso che, in futuro, sarà opportuno incoraggiare i fruitori d’arte a frequentare anche i musei minori veneziani. Nei prossimi mesi dovremo gestire un pubblico inevitabilmente italiano, traumatizzato e che avrà timore a muoversi. Perciò sarà indispensabile garantire che le norme sanitarie siano adottate completamente, gestire al meglio le entrate, gli orari e i percorsi. In poche parole, pensare, a livello emozionale, al pubblico che ci troveremo di fronte. Dobbiamo rispondere con un atteggiamento resiliente, positivo, e aiutare a mantenere viva l’attrazione per il bello, perché l’arte può essere una medicina potentissima».

Secondo la presidente ci vorrà ancora tempo perché la situazione torni alla normalità, nel frattempo afferma quanto sia importante ora più che mai incoraggiare il made in Italy: «La rinascita dell'Italia deve ripartire soprattutto da ciò che proviene dal nostro Paese. Dobbiamo consumare, utilizzare e spendere i prodotti italiani. Per quanto ci riguarda, il nostro focus sarà sempre quello di pensare prima di tutto ai veneziani».

Secondo Marco Biscione, direttore del Museo M9 di Mestre, per interrogarci sulla ripartenza culturale veneziana è necessario innanzitutto distinguere tra un periodo a breve-medio termine e uno a medio-lungo termine. 

«Attualmente, per quanto riguarda l’ambito culturale - afferma - dobbiamo considerare due diversi aspetti: quello dei contenuti e quello delle modalità di fruizione della cultura. Ciò che, in questo periodo, sta pagando maggior pegno è la qualità e la modalità di ciò che viene offerto al pubblico. Per la ripartenza a medio-lungo termine, dobbiamo considerare la questione delle risorse economiche. Prevedo che, nel prossimo futuro, la condizione economica sarà molto complessa, perché i contributi da parte dei privati o delle fondazioni saranno di difficile reperibilità. Vi sarà, per forza di cose, una vera e propria crisi. Saranno quindi fondamentali gli investimenti pubblici, che però saranno comunque condizionati a loro volta dalla situazione economica generale».

Biscione concorda con Beltotto e Gribaudi sul futuro certo della fruizione culturale virtuale: «In questo momento il pubblico è particolarmente sensibilizzato sulle forme di consumo online, che probabilmente continueranno anche in futuro ad avere un ruolo consistente». Secondo il direttore del Museo M9, infine, perché la situazione torni ad una relativa normalità, bisognerà aspettare almeno un anno.

Il recupero di una certa normalità avverrà in tempi piuttosto lunghi anche secondo Massimiliano Zane, progettista culturale e consulente strategico per la gestione e la valorizzazione delle risorse culturali, il quale afferma che: «I pubblici non si approcceranno più allo stesso modo a musei, teatri, e cinema, almeno non completamente. Difficilmente lo faranno seguendo i vecchi schemi, soprattutto per quel che riguarda l’accesso alle entità culturali, oggi stravolto. Piuttosto è probabile che le persone ne ‘normalizzeranno’ di nuovi: sia in risposta e in adattamento ad una situazione ambientale, percepita ancora come potenzialmente pericolosa, sia per la rafforzata opportunità di fruizione online e gratis sperimentate a casa. Probabilmente, in una qualche maniera, e se sapranno farlo adeguatamente, i luoghi di cultura incrementeranno anche il proprio ‘valore identitario’ di rappresentazione comune. Quindi non parliamo necessariamente di un aumento o di una diminuzione nella fruizione culturale. Più verosimilmente la domanda culturale subirà una "ridistribuzione"».

Zane ribadisce l’importanza di Venezia nell’assumere una leadership forte e farsi portavoce di un sostanziale cambio di prospettiva, nell'adottare linee guida innovative e nel favorire una nuova collaborazione tra pubblico e privato: «Il terreno veneziano è culturalmente fertile per sua stessa natura. - afferma - Occorre rivedere soprattutto i rapporti di comunicazione e di relazione con la cittadinanza puntando, ad esempio, su un attento uso delle opportunità offerte dalle reti e dai fondi europei e sulla capacità di intercettarle, tanto a livello istituzionale quanto civico, attivando una maggior capacità progettuale congiunta e condivisa come perno di crescita anche del territorio. Sarà dunque fondamentale iniziare fin da subito ad implementare una programmazione di produzioni culturali - siano esse teatrali, cinematografiche o museali - che trovino nella nostra città la propria base. Perché se è vero che vivere la cultura direttamente non può essere lo stesso che farlo dal divano di casa, starà al settore ribadire questo concetto fondamentale e quindi servirà fin da ora definire non solo le strategie tecniche per il rilancio di un campo professionale ma soprattutto iniziare a lavorare su una nuova - o rinnovata - empatia, per interpretare il profondo cambiamento delle relazioni umane con cui ci stiamo necessariamente confrontando».

Anche Roberto Cicutto, presidente della Biennale di Venezia, si sta occupando del rilancio della cultura, nello specifico quella audiovisiva, e ha lanciato di recente sul sito di Cinecittà News una serie di proposte. Il recupero, a suo parere, dovrà avvenire attraverso sette punti chiave, tra i quali un investimento economico «che dovrà essere esteso a tutto il settore dell'audiovisivo, puntando sulla produzione, ma anche su una adeguata distribuzione», e una «miglior definizione dei palinsesti delle reti - anche tematiche - che valorizzino la produzione nazionale e le coproduzioni». Tra le necessità indicate da Cicutto, inoltre, vi sono «l’accesso al tax credit alle produzioni nazionali e internazionali sul territorio italiano, stabilendo e comunicando tempi certi per la presentazione delle domande e i tempi di approvazione» e la coordinazione reciproca tre le varie istituzioni, nonché la rivalutazione del ruolo dei teatri di posa e degli archivi.

Le richieste della Regione Veneto

È notizia recente che gli enti operanti nell’ambito dello spettacolo dal vivo potranno ricevere fino al 90% dei contributi associativi, senza attendere l’approvazione dei rispettivi bilanci consuntivi 2019. Lo ha stabilito il 7 aprile - con specifica delibera su proposta dell’assessore alla Cultura Cristiano Corazzari - la giunta regionale, in considerazione delle perdite economiche che il settore dello spettacolo sta soffrendo come conseguenza delle restrizioni causate dall’emergenza epidemiologica. Il provvedimento consente che l’assegnazione possa avvenire anche nelle more del bilancio preventivo 2020 per quegli enti che non lo hanno ancora approvato.

«Assicuriamo a questi enti una boccata di ossigeno - afferma Corazzari - in questo momento è indispensabile agevolare la ripresa e garantire tutta quelle serie di azioni che non solo non aggravino ulteriormente la situazione che tutti conosciamo ma che possono anche sostenere la vita di queste prestigiose organizzazioni al fine della ripresa. L’offerta culturale, infatti, riveste una fondamentale importanza per la nostra tradizione identitaria veneta così come per il benessere della comunità. È qualcosa di cui i veneti avranno molto bisogno alla fine di questa bufera; anche per sostenere la ripresa dell’offerta turistica».

Corazzari, in rappresentanza della Regione, ha inoltre partecipato l’ 8 aprile scorso ad una videoconferenza con il Coordinamento tecnico a livello nazionale della Commissione Beni ed Attività culturali. All’ordine del giorno sono state discusse le diverse proposte emerse dopo i vari tavoli virtuali avuti con gli assessori alla Cultura di tutta Italia. Punto comune ha riguardato la possibilità di utilizzare il fondo nazionale COVID-19 spettacolo, cinema ed audiovisivo.

«Ci siamo accordati su tutta una serie di proposte che sottoporremo formalmente al Ministro Franceschini, già sentito la settimana scorsa e che ha dimostrato apertura nei nostri confronti. -  spiega Corazzari - Tra le proposte avanzate vi sono la possibilità di assegnazione alle Regioni di una quota del Fondo COVID-19 spettacolo, cinema ed audiovisivo da destinare ad associazioni culturali e ad imprese e organismi privati di programmazione e produzione di eventi di spettacolo dal vivo».

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Quale sarà il futuro del settore culturale?

VeneziaToday è in caricamento