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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Lo spazio non basta, all'ospedale dell'Angelo serve un nuovo pronto soccorso

E' il "punto debole" dell'Ulss 3. Audizione del direttore al Comune di Venezia, i dati della provincia: bene la quantità di posti letto, ma c'è uno sbilanciamento verso il capoluogo. Cgil all'attacco

Il pronto soccorso di Mestre non basta, i numeri crescono e la struttura non è più sufficiente per accogliere le persone in attesa delle cure. Lo annuncia il direttore dell'Ulss 3, Giuseppe Dal Ben, che lunedì, alla commissione Coesione sociale del Comune di Venezia, ha sostenuto la necessità di una nuova struttura da realizzare a fianco dell'ospedale dell'Angelo per riuscire a far fronte ai numeri in aumento. Lo riportano i quotidiani locali.

"Intasamento" da codici bianchi

L'ampliamento esterno previsto a breve, con un solaio sopra la terrazza che dà sul piano interrato, è una soluzione provvisoria. Il fatto è che in pochi anni gli accessi sono saliti un bel po': dai 79.429 del 2012 agli 88.997 del 2017, quasi 10mila in più. Soprattutto codici bianchi e verdi, quindi di minore gravità. Per questi ultimi l'attesa media, ha spiegato Dal Ben, è di quattro ore. Ancora troppo, ma ciò è dovuto appunto al numero eccessivo di accessi: in tutta la Ulss veneziana ne sono stati registrati 246.186 nel 2017, anche per la mancanza dell'auspicato supporto da parte delle strutture territoriali.

"Posti letto sbilanciati"

Molti i dati evidenziati da Dal Ben nel corso dell'audizione, in cui ha evidenziato che finora la Ulss di sua competenza ha "centrato tutti gli obiettivi dati dalla Regione dal punto di vista economico e finanziario". I residenti nei 24 Comuni di competenza della Ulss 3 Serenissima sono 639.043, di cui il 24,5% circa ha più di 65 anni. I posti letto della rete ospedaliera sono 2.318, di cui 1.731 in strutture pubbliche e 587 in strutture private. Questo vuol dire che le indicazioni del nuovo piano sociosanitario, che prevede tre posti letto per acuti e 0,5 per riabilitazione ogni mille abitanti, più 0,6 posti ogni mille abitanti nelle strutture intermedie e 0,2 per cittadini da fuori regione, sono già quasi rispettati. I posti letto sono infatti 3,6 ogni mille abitanti, di cui 2,8 per acuti e 0,8 per la riabilitazione. C'è però uno sbilanciamento, segnala Dal Ben: nel distretto di Venezia e della sua terraferma i posti letto volano a 4,9 ogni mille abitanti mentre in quello di Dolo e Mirano scendono a 2,4 e in quello di Chioggia a 2,7.

Venturini: "Serve più impegno per il sociale"

Tutti temi legati al futuro piano socio sanitario veneto, che dovrebbe arrivare nell'aula del Consiglio regionale a settembre. Durante l'audizione è intervenuto anche l'assessore alla Coesione sociale del Comune di Venezia, Simone Venturini, il quale ha evidenziato quelle che sono, a suo parere, le criticità del piano: sbilanciamento a favore degli aspetti sanitari rispetto a quelli sociali, mancanza di un capitolo dedicato alla disabilità e di una riflessione sulle strutture intermedie per gli anziani che non necessitano di essere ricoverati nelle Ipab e che ora stanno a casa, e necessità di aumentare le risorse.

Cgil: "Fallimento della sanità"

Sul tema sono intervenuti anche gli esponenti della Cgil Fp, il segretario Daniele Giordano e il responsabile sanità Marco Busato, specificando che "il dibattito sull’eventuale nuovo pronto soccorso va fatto sapendo che parliamo di ulteriori risorse pubbliche e che contemporaneamente stiamo prendendo atto del fallimento della nostra sanità territoriale". "L’Ulss stessa giudica fallimentare per carenze strutturali un progetto recente - spiegano - su cui sta pagando un canone milionario. E se si considera fallimentare il progetto sul piano strutturale non si può che chiamare in causa i responsabili di fronte alla magistratura, anche contabile, per quello che compete loro e che non può ricadere sulle tasse e sulla salute dei cittadini. Allo stesso modo è necessario porsi due interrogativi: è una carenza strutturale per sottovalutazione del progetto che non poteva prevedere le maggiori esigenze di salute o è una carenza per sottovalutazione della programmazione territoriale? Se è una carenza di programmazione e/o di servizi nel territorio, dobbiamo necessariamente chiamare in causa l’assenza regionale nell’assistenza territoriale e nella costruzione delle medicine di gruppo. In particolare la fallimentare gestione delle medicine, seppur sostenuta da significativi investimenti regionali con circa 50 milioni di euro, va affrontata urgentemente. Perché per quanto possiamo allargare i muri, se si continua a determinare che sono i pronto soccorso a seguire i codici bianchi in ospedale, dare il messaggio ai cittadini che si allargheranno gli spazi sembra quasi un incentivo a recarsi lì invece che dal proprio medico di base".

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