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Venezia celebra Giovanni Querini, il padre della biblioteca di tutti

Alla sua morte, nel 1869, il conte lasciò in dono alla città il patrimonio di famiglia per diffondere "il culto dei buoni studi e delle utili discipline” attraverso una Fondazione da tenere aperta il più possibile

Un'apertura diversa dal solito quella del Consiglio comunale di giovedì, iniziata ricordando la scomparsa, nel 1869, di Giovanni Querini Stampalia. Il conte, ultimo discendente di una nobile famiglia veneziana, stabilì di lasciare in dono alla città e al mondo del sapere tutti i suoi averi: lo storico palazzo di famiglia, terreni, case, oggetti d'arte, con l'obiettivo di creare una Fondazione capace di promuovere “il culto dei buoni studi, e delle utili discipline”, affidandole il compito di aprire al pubblico il più possibile. Una visione aperta e illuminata che ha contribuito a porre le basi per la nascita di una delle realtà culturali più significative.

Querini Stampalia

Strumento di crescita sociale

«Il testamento di Giovanni Querini - ha sottolineato il presidente della Fondazione, Marino Cortese - costituisce un manifesto politico e culturale di grande valore. Scommettendo sui giovani e sulle generazioni future supportò la diffusione della conoscenza, affinché non fosse solo prerogativa delle classi aristocratiche, ma diventasse strumento per la crescita sociale, contribuendo a un sistema d’istruzione di massa». Anche la direttrice, Marigusta Lazzari, e numerosi dipendenti della realtà culturale veneziana a commemorare il 150esimo anniversario della scomparsa di Giovanni Querini.

Orgoglio cittadino

«Attraverso il ricordo delle sue azioni – ha evidenziato nel suo intervento il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, – tutti noi dobbiamo alimentare quel sano orgoglio di essere veneziani. E non importa se lo siamo di terra o di mare, quello che il conte ha dimostrato con la sua vita è che ognuno di noi deve saper mettere a frutto i propri talenti a prescindere dalla condizione economica, dal ceto sociale, o dall’essere uomo o donna».

Punto di riferimento

La Fondazione, in questi centocinquant’anni, ha realizzato le volontà di Giovanni Querini, ha contribuito a formare giovani e studiosi, diventando uno dei punti di riferimento dell’arte e della musealità veneziana. La biblioteca è attualmente dotata di oltre quattrocentomila volumi, di cui trentaduemila a scaffale aperto, duecentosessanta periodici correnti, diciotto quotidiani di tutto il mondo, ed è aperta dal martedì al sabato dalle dieci a mezzanotte e la domenica dalle dieci alle diciannove. La “Galleria”, citata nel testamento, è allestita come casa museo, espone gli arredi e le collezioni della famiglia, è sede di esposizioni temporanee, sia di arte antica. A disposizione del pubblico anche aree espositive e un auditorium.

Querini Stampalia-2

Imprenditore illuminato

«La Querini Stampalia – ha aggiunto il primo cittadino – è un luogo di molti luoghi, un luogo delle molte differenze dove non solo si mettono a disposizione migliaia di volumi e di opere d'arte, ma in cui si guarda alla contemporaneità e alle innovazioni degli artisti. Ognuno di noi deve far valere i propri talenti, come il conte ha dedicato la vita a un sogno che poi è diventato realtà: la biblioteca, ma anche aiutare i meno abbienti e sostenere le donne, attraverso la valorizzazione delle filandre, per consentire ai prodotti di essere mostrati durante le esposizioni universali di Londra e Parigi. Fu un magnate filantropo, un imprenditore illuminato, determinato a rendere pubblicamente fruibile il patrimonio di famiglia, prestando soccorso ai letterati illustri caduti in miseria. La città è grata al presidente Marino Cortese che ha seguito le orme del Fondatore portando avanti la sua opera».

Gli attestati

Alcuni capigruppo in Consiglio comunale hanno evidenziato il ruolo dell'Istituzione culturale. Deborah Onisto, rimarcando le scelte illuminate della Fondazione, ha espresso sincera stima per i suoi amministratori e ha condiviso la necessità del supporto delle istituzioni pubbliche. Monica Sambo si è soffermata sul valore dell'atto di amore e generosità del conte Querini. Ricordando poi come gli amministratori della Fondazione siano stati un esempio di antifascismo, ha messo in risalto il ruolo della biblioteca come luogo di socializzazione oltre che di arte, cultura e ricerca, ed esempio del connubio tra arte veneziana, moderna e contemporanea. Ricordando il progetto di Jimmie Durham, invitato dalla Querini Stampalia, vincitore del leone alla carriera, a dimostrazione della qualità dell'offerta culturale che istituzioni come la Querini danno alla città. Sull'importanza della fruibilità della biblioteca fino alle ore serali si è soffermato invece il consigliere Giovanni Pellizzato, che ha evidenziato il concetto di apertura per il bene comune. Maurizio Crovato ha ricordato Querini, come simbolo di modernità, e la Fondazione, centro di aggregazione dei giovani che vivono lo spazio sociale. Sara Visman ha sottolineato come la Fondazione faccia parte della storia della città e vada sostenuta, mentre Paolino D'Anna ha ribadito il ruolo fondamentale dell'Istituzione per i giovani. Le celebrazioni dei 150 anni della Fondazione prevedono un ricco calendario di eventi con mostre, seminari, documentari, proiezioni che si svolgeranno nel corso di tutto il 2019.

La storia

«Giovanni Querini Stampalia, cittadino veneziano, consigliere comunale di Mestre e consigliere comunale di Favaro, morendo, centocinquanta anni or sono, istituì la Fondazione, che ho l’onore di presiedere - dice Cortese - intitolata al nome della sua famiglia. Nato esattamente due anni dopo la fine della Repubblica Serenissima, Giovanni Querini era figlio di Alvise, l’ultimo ambasciatore di Venezia in quella Parigi da dove trasmetteva dispacci sempre più drammatici. A differenza del padre che percorse tutti i gradi, ai massimi livelli, della pubblica amministrazione, prima con la Repubblica, poi con la Francia e infine con l’Austria, Giovanni dopo essersi laureato in giurisprudenza, fu un avveduto e moderno imprenditore, agricolo e industriale, amministrò al meglio il ricco patrimonio di famiglia e fu uomo dalle molteplici curiosità intellettuali e culturali. Si dedicò agli studi e agli esperimenti scientifici: acquistò all’estero, tra l’altro, moderne apparecchiature per l’ospedale dei Santi Giovanni e Paolo, realizzò il primo esperimento di illuminazione elettrica pubblica in città, e manifestò un vivo interesse per le istituzioni culturali veneziane. La sua collaborazione con il Regio Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti gli valse la nomina a socio onorario e fu presidente dell’Ateneo Veneto tra il 1853 e il 1859:  in quest’ultima veste provvide a proprie spese ad importanti restauri della sede e al potenziamento della biblioteca, che volle aperta al pubblico. Maturò così, probabilmente, l’idea centrale contenuta nel suo testamento».

Testamento

«La mia Biblioteca, Galleria, Medagliere, Oggetti d’arte posti nel mio Palazzo a San Zaccaria diverranno d’uso pubblico. Verrà unito agli stessi un gabinetto di lettura nel primo piano del mio palazzo nelle stanze da me abitate. Il gabinetto di lettura e la Biblioteca rimarranno aperti nei giorni, ed ore che gli anzidetti curatori determineranno, ma costantemente in tutti quei giorni e ore in cui le Biblioteche pubbliche sono chiuse, e la sera specialmente per comodo degli studiosi, che saranno collocati non nella Biblioteca, ma in una sala vicina, bella, comoda, con stufe, e tappeti per l’inverno».

La sensibilità

Una forte sensibilità sociale, una grande attenzione per i poveri, traspare dalle sue ultime volontà. Ingenti somme sono destinate alle doti per le ragazze povere, le quali senza dote non si sarebbero potute sposare e avrebbero avuto un ben misero destino, e ancora: “Verrà mantenuto agli studi dell’Università di Padova un giovanetto povero, ma d’ingegno, di buona volontà e di specchiati costumi, onde compiuto il corso degli studi si faccia dottore...”. E, infine, "i lasciti per i poveri di alcune parrocchie e i premi per gli artisti, i letterati e gli scienziati. E fu così che il suo precettore, l’ultimo di Casa Querini, Gustavo Adolfo Unger, sarebbe diventato, per espressa designazione di Giovanni, il primo bibliotecario della Fondazione. Sono passati da allora centocinquanta anni e la Fondazione Querini Stampalia li ha percorsi cercando di mantenersi fedele alle volontà di Giovanni Querini, pur nel mutare dei tempi, della realtà sociale e culturale, dei regimi politici.

La biblioteca

È attualmente dotata di oltre quattrocentomila volumi, di cui trentaduemila a scaffale aperto, duecentosessanta periodici correnti, diciotto quotidiani di tutto il mondo, dispone di moderni servizi e attrezzature ed è aperta dal martedì al sabato dalle dieci a mezzanotte e la domenica dalle dieci alle diciannove, per un complesso di settantanove ore settimanali. La “Galleria”, citata nel testamento, è allestita come casa museo, espone gli arredi e le collezioni della famiglia, è sede di esposizioni temporanee, sia di arte antica come la mostra Bellini/Mantegna dello scorso anno, sia di arte contemporanea, nell’ambito del progetto, ormai ventennale, “Conservare il futuro”. 

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