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Mediterranea, Casarini: «Accoglienza sempre, nessuna differenza tra profughi di guerra»

Il capo missione della Ong italiana: «Come si sta agendo ora rispetto all'Ucraina è come bisognerebbe fare normalmente»

«Come si stanno comportando in Europa i diversi Paesi nei confronti dei rifugiati ucraini è come bisognerebbe che fosse sempre». Così Luca Casarini della Mare Jonio, la nave dell'Ong italiana Mediterranea Saving Humans impiegata per rintracciare e mettere in salvo i migranti partiti dalla Libia. «È stata applicata una misura, per gli sfollati di guerra, prevista nel diritto internazionale e che andrebbe applicata a tutti gli sfollati che arrivano alle frontiere. Solo pochi mesi fa 5.300 afghani sono stati respinti dalla Bielorussia e dalla Polonia - commenta Casarini - Molti di questi sono morti, anche bambini. Lasciati nella cosiddetta terra di mezzo, in mezzo ai boschi. Ci si chiede perché non è stata applicata quella norma anche in quel caso. Quello che sta accadendo adesso ci dovrebbe insegnare che i profughi di guerra sono sempre profughi. Come giustamente piangiamo per i bambini, le donne e gli uomini ucraini, dobbiamo farlo per tutti. Hanno lo stesso sangue nelle vene, sono esseri umani. Non può essere che la sofferenza di bambini afghani valga meno di quella di un bambino ucraino. Altrimenti siamo dei mostri», afferma a PadovaOggi.

Leopoli

«Alla stazione di Leopoli (Ucraina) lo stanno denunciando tutte le organizzazioni umanitarie, anche ucraine – continua Casarini - c'è discriminazione tra i profughi bianchi che sono sfollati dalle varie città del Paese e quelli neri. In Ucraina erano presenti studenti, rifugiati, persone che erano in corso di migrazione, come in tutta Europa. Rispetto a queste persone, dalla stazione da dove partono i treni della salvezza, c’è questa discriminazione in atto. I non ucraini sono respinti e non possono salire sui treni».

Casarini, indagato per favoreggiamento di immigrazione clandestina, accusa poi caduta, ha subito attacchi come Giuseppe Caccia, ex assessore del Comune di Venezia, o l’armatore sociale Alessandro Metz, ex consigliere regionale in Friuli Venezia Giulia. «Penso - conclude Casarin - che noi dobbiamo lottare contro l’escalation, siamo sul baratro di una guerra mondiale con armi nucleari in gioco dispiegate da tutte le parti. Bisogna fare di tutto affinché i ritardi dei Paesi europei non vengano colmati da questa retorica di guerra che serve solo a coprire le vergogne. Putin è da ventidue anni al potere. Quando ha compiuto il massacro in Cecenia nessuno ha detto nulla. Il suo gas lo compriamo, armi gliele vendiamo. Un conto è appoggiare la resistenza ucraina, un conto è armare gli eserciti con armi pesanti. La mossa migliore è lavorare a un negoziato di pace e salvare la popolazione di Kiev dal massacro. Io appoggerei la resistenza e diserterei la guerra. La miglior forma di resistenza è salvare i civili. Come ha fatto l’ambasciatore italiano che ha salvato trenta bambini ucraini. Di certo più eroico che sganciare una bomba a diecimila metri di altezza».

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