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Auto elettriche, nel Veneziano un'officina su due a rischio chiusura

L'allarme delle imprese: «Non tutte le officine, soprattutto quelle con pochi dipendenti, saranno in grado di investire in costosi macchinari necessari per stare al passo con la rivoluzione elettrica»

Per le normali automobili a benzina e diesel la fine del mondo arriverà nel 2035, ma c’è il rischio che questa rivoluzione travolga anzitempo anche una buona fetta di operatori e imprese che operano nel settore: in provincia di Venezia si stima che un'officina su due non riuscirà a investire risorse e personale per stare al passo con questa decisione e, quindi, chiuderà. L’allarme arriva dalla Confartigianato Metropolitana Imprese Città di Venezia, e riguarda l’intero comparto dell'autoriparazione, che in provincia conta ben 765 officine che danno lavoro a 2.361 addetti.

«Non trasformare la svolta verde in un problema»

I 12 anni che ci separano dalla fatidica data calata dall’Europa, infatti, non sono un’eternità, e il dato di fatto è che oggi il sistema è stato preso in contropiede da questa decisione “d’estinzione obbligatoria”, davanti la quale tutto è in ritardo, dal personale specializzato che dovrà operare sul solo elettrico, alle strutture, alle colonnine per la ricarica. «Siamo davanti all’ennesimo pasticcio che, nel doveroso percorso verso un’economia green, rischia di far fare un salto nel buio all’economia reale – commenta il presidente della Confartigianato Imprese Città di Venezia, Siro Martin -. Riqualificazione del patrimonio edilizio, comunità energetiche, case green, parco macchine elettriche e comunità energetiche fanno parte di quel grande obiettivo che è e sarà la sostenibilità ambientale e che deve essere sostenibile anche economicamente e socialmente per tutti, con misure progressive e misurabili. Tutto questo va programmato con intelligenza concertandolo con le parti sociali, tenendo ben presente il tessuto economico, morfologico, abitativo e del parco circolante di ciascun paese, e il nostro ha caratteristiche non comuni, che vanno protette ed esaltate in ogni sede. Un percorso da fare assieme, tra parlamenti, governi, parti datoriali e cittadini all’insegna della coesione sociale, per l’ambiente e senza penalizzare i soggetti più deboli, senza imporre la svolta verde e rischiare di trasformarla in un problema».

«Rischio che da opportunità diventi una minaccia»

«Mettere date perentorie e non accompagnare un’economia verso questa transizione è fuori logica – incalza il presidente della Federazione Autoriparazione della Confartigianato Metropolitana Alessandro Marin -. Le auto elettriche diventate obbligatorie di certo non costeranno meno rispetto gli attuali livelli di prezzo e non tutti potranno permettersele. Il paradosso è questo: ora che l’efficienza dei motori termici ha generato auto a bassissimo inquinamento e consumi limitatissimi si vuole imporre il passaggio all’elettrico, che fatto così avrà i suoi costi sociali sicuramente, mentre i reali vantaggi ambientali rimangono ipotesi accademica, visto che il resto del mondo continuerà a viaggiare con motori temici». «Si tratta di una decisione colossale, che però impostata così rischia di trasformarsi da opportunità a minaccia – conclude il vicepresidente della Confartigianato Metropolitana, Roberto Bottan -. Non a caso è stata raggiunta con una maggioranza risicata a Bruxelles, e se non verrà pesata e calata sugli Stati membri all’insegna della flessibilità e soprattutto degli incentivi per cittadini ed imprese, rischia di fare molti danni in termini di occupazione ed imprese, senza contare che semplicemente una utilitaria elettrica costa quasi il doppio di una normale».

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