A Venezia 1.822 imprese a rischio usura
L'appello della Cgia: «Il governo potenzi le risorse a disposizione del “Fondo di prevenzione dell’usura”»
Sono poco più di 12mila le imprese del Veneto che si trovano in sofferenza; precisamente 12.234. Parliamo di società non finanziarie e famiglie produttrici che sono state segnalate come insolventi dagli intermediari finanziari alla centrale dei rischi della Banca d’Italia. Una “bollinatura” che, per legge, non consente a queste aziende di accedere ad alcun prestito erogato dal canale finanziario legale. Pertanto, non potendo beneficiare di liquidità, rischiano, molto più delle altre, di chiudere o, peggio ancora, di scivolare tra le braccia degli usurai.
Per evitare che la platea di queste aziende in difficoltà aumenti, la Cgia spera che il governo potenzi le risorse a disposizione del “Fondo di prevenzione dell’usura” e aiuti le banche a tornare a fare il proprio mestiere: ovvero a sostenere, in particolar modo, le piccole imprese. Al 31 marzo scorso, nella nostra regione Padova è al primo posto con 2.500 aziende in sofferenza: subito dopo scorgiamo Vicenza con 2.465, Treviso con 2.197 e Verona con 2.144. A Venezia sono 1.822. Le province meno interessate da questo fenomeno, invece, sono quelle che, in linea di massima, sono le meno popolate: come Rovigo (con 746 aziende segnalate alla Centrale Rischi) e Belluno (360).
Settembre mese a “rischio” causa scadenze fiscali
Da sempre le scadenze fiscali fungono da ”innesco”, spingendo molte piccole aziende in difficoltà economica a “contattare” usurai od organizzazioni criminali per acquisire la liquidità necessaria per onorare questi impegni. Quest’anno, poi, il mese di settembre è in assoluto il più ricco di scadenze fiscali, anche perché riprende l'attività di riscossione e notifica di nuove cartelle esattoriali da parte dell’Agenzia delle Entrate.
L’aumento dei prestiti alle imprese si è esaurito
Dopo il crollo degli impieghi bancari alle imprese del Veneto avvenuto tra il giugno 2011 e lo stesso mese del 2020 (-30,4 miliardi pari a una contrazione del 30 per cento), risulta altrettanto interessante verificare l’andamento registrato nei mesi successivi all’avvento del Covid. Tra giugno 2020 e lo stesso mese di quest’anno l’incremento è stato del +3,7 per cento. Alle imprese venete gli impieghi vivi, ovvero al netto delle sofferenze, sono aumentati di 2,6 miliardi di euro. Purtroppo, da alcuni mesi a questa parte, pare di capire che sia in atto una frenata nell’erogazione del credito anche nel nostro territorio. Questo fa ipotizzare che, probabilmente, l’effetto innescato dalle misure introdotte dal Conte bis si stiano esaurendo.