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Sanità al collasso: medici e infermieri in fuga all'estero, in Veneto si cercano stranieri

«I professionisti in regione sono tra i meno pagati d’Italia in situazione di cronica carenza di personale: oltre 700 unità perse nel triennio 2014-2017»

Sanità al collasso da nord a sud, mancano medici e infermieri: i pochi giovani sono attratti dalle prospettive di buon stipendio e possibilità di carriera, fin dal praticantato, assicurate da altri Paesi. Altri vanno in pensione. Migliaia di specialità mancano all'appello. Le Ulss provvedono richiamando in attività i professionisti più anziani già a riposo, come fa il Veneto, o cercando camici bianchi stranieri alla Amsi (associazione medici di origine straniera in Italia). «Le richieste per i soli medici sono state 3 mila - spiega il presidente Amsi Foad Aodi - il maggior numero di richieste è arrivato dal Veneto (400), seguito da Piemonte e Lombardia (350), sia da parte di strutture sanitarie pubbliche che private.

Poco pagati

«Una situazione gravissima – dichiara Daniele Giordano segretario Fp Cgil – quella che emerge dall’analisi dei dati del conto annuale della ragioneria di Stato sulla sanità Veneta. I professionisti sono tra i meno pagati d’Italia, pur garantendo un servizio di altissima qualità, in situazione di cronica carenza di personale (oltre 700 unità perse nel triennio 2014-2017), alla quale i recenti posti messi a concorso non riescono a dare una risposta adeguata».

Retribuzione media

«Senza considerare le regioni a statuto speciale, il Veneto è la quart’ultima regione nella classifica delle retribuzioni medie: stipendi da retrocessione, per dirla in termini sportivi - continua Giordano -. La cifra corrisponde a 28.941 euro, quasi 1.300 euro all'anno in meno della media nazionale (30.239).
Andando ad analizzare i singoli ruoli (amministrativo, sanitario, tecnico) vediamo che i meno penalizzati nei confronti dei rispettivi colleghi sono gli amministrativi, che percepiscono 515 euro in meno rispetto alla media nazionale dai lavoratori. I sanitari con funzioni rabilitative sono a -963 euro e quelli con ruolo tecnico (ausiliari, autisti, operatori sanitari) guadagnano 1.000 euro in meno all’anno, il personale con ruoli di vigilanza e ispezione -2.000 euro, tecnico sanitario -1.800, infermieristico -1.210 euro. La Regione Veneto negli anni passati poteva intervenire con risorse aggiuntive regionali previste, ha scelto di non farlo per risparmiare sul personale della sanità».

Addetti

Il personale scende da 48.970 a 47.981 addetti: perse 799 unità tra il 2014 e il 2017: «in pratica come se venisse chiuso (o abbattuto) un ospedale di medie dimensioni. Nel dettaglio risultano in meno 556 amministrativi, 208 infermieri, 18 lavoratori impiegati nella vigilanza e ispezione, 142 addetti nel ruolo tecnico. In termini numerici è l'Ulss3 Serenissima la più penalizzata con 271 lavoratori in meno.

Età

«Da anni andiamo dicendo che è necessario un piano straordinario di assunzioni per garantire i servizi della sanità - prosegue il segretario della Funzione Pubblica Cgil -. Quanto emerge dall’esame dei dati sulle fasce d’età, per aziende e per figure professionali, ci spinge a sottolineare l’emergenza di questa situazione, tanto più con l’entrata in vigore di quota 100. Oltre il 25% del personale in servizio in regione è sopra i 55 anni. L’entrata in vigore di quota cento per i prossimi 3 anni, stando ai numeri, interesserebbe 3.014 lavoratori. Di fronte a queste cifre sono assolutamente insufficienti i recenti concorsi usciti per 312 posti di operatore sanitario, 70 infermieri e 44 tecnici di laboratorio. I dati del ministero dell’Economia dimostrano come la sanità del Veneto sia tenuta in piedi dal valore dei lavoratori e dalla loro professionalità».

«Più operatori socio-sanitari»

«Con riferimento ai numeri complessivi del personale in servizio può essere utile evidenziare che il calo riguarda in particolare il personale amministrativo e quello del ruolo tecnico - afferma il direttore area Sanità e sociale della Regione Veneto Domenico Mantoan -. Il personale direttamente adibito a compiti assistenziali nello stesso periodo 2014-2017 si incrementa invece di 341 unità in termini di tempi pieni equivalenti. Se, infatti, il personale infermieristico (che comprende  però anche gli infermieri generici ad esaurimento) scende di 124 unità, gli operatori socio sanitari crescono di 465 unità».

«Valorizzazione grazie all'autonomia»

«Quanto alle retribuzioni medie - continua Mantoan - è un dato noto da tempo che i nostri professionisti non hanno retribuzioni adeguate, specie se rapportate a quelle di altre regioni. Cgil dimentica di ricordare che anche il recente contratto nazionale, dallo stesso sindacato sottoscritto, non ha previsto strumenti per valorizzare i professionisti che operano nelle regioni virtuose. Per tale motivo, la possibilità di incentivare i professionisti della sanità veneta è uno dei punti principali della proposta di autonomia»

«Contratto bloccato»

«Forse il direttore Mantoan dimentica che da un anno il contratto nazionale della sanità è scaduto e che al ministero della Salute c’è l’ex assessore Coletto - replica Giordano -. Forse Mantoan in questi anni si è occupato più dei dirigenti che prendono 140.000 euro all’anno per rendersi conto delle condizioni di lavoro e retributive dei professionisti della sanità veneta. Queste reazioni scomposte ci confermano che dobbiamo continuare a batterci per una sanità pubblica e di qualità per tutti i veneti».
 

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