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Sanità privata in lotta per il contratto fermo da 12 anni: «Pronti allo sciopero»

Assemblee, presidi e raccolte firme dei lavoratori in protesta a Villa Salus, al Policlinico San Marco, all'ospedale San Camillo e al Fatebenefratelli. «Posti letto in più e operatori sfruttati»

Villa Salus, Policlinico San Marco, Ospedale San Camillo e Fatebenefratelli. Sono le strutture ospedaliere della sanità privata del Veneziano in protesta, venerdì, per il mancato rinnovo del contratto nazionale di lavoro fermo da 12 anni: «Pronti allo sciopero generale».

La mobilitazione

Operatori e delegati delle sigle Fp Cgil, Fp Cisl e Uil Fpl del Veneto sono riuniti a Mestre in un attivo regionale per protestare «contro l’arroganza degli imprenditori della sanità che dopo 12 anni di profitti, senza alcun costo aggiuntivo per il personale, si mostrano indisponibili a garantire le risorse economiche adeguate per il rinnovo del Ccnl, il contratto collettivo nazionale di lavoro. Una vergogna, messa in campo dalle associazioni di rappresentanza quali Aiop, Associazione italiana ospedalità privata, a nome dei datori di lavoro, che i lavoratori del Veneto dichiarano oggi di non voler più accettare». Alcuni fra i manifestanti si sono diretti alla sede mestrina dell'Aiop regionale, in via Gozzi, per manifestare la loro contrarietà al blocco del rinnovo contrattuale.

I posti letto in più

«Ricordiamo che i lavoratori della sanità pubblica hanno rinnovato il contratto già da un anno e che assistiamo alla partecipazione in massa dei lavoratori della sanità privata del Veneto ai concorsi pubblici banditi dalle aziende sanitarie. La nuova programmazione dei posti letto per acuti e riabilitazione, ora al vaglio della quinta commissione consiliare regionale, assegna alle strutture private 273 posti letto in più rispetto alla programmazione del 2013. Ma con quale personale felice e motivato i datori di lavoro gestiranno questi posti letto?».

Protesta nazionale

La protesta è nazionale: sono 300 mila i lavoratori in tutta Italia che manifestano e scioperano in queste settimane dopo la dichiarazione dello stato di agitazione da parte di Cgil, Cisl e Uil, seguito «alla indisponibilità totale dei datori di lavoro a finanziare il contratto. Zero euro è quanto gli imprenditori della sanità sono disposti a mettere. Irricevibile la richiesta dei datori di lavoro di porre a carico della Regione Veneto il costo del rinnovo contrattuale».

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