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Attualità Castello / San Pietro di Castello

Ex caserma Sanguinetti e Sant’Anna: «L'area resti fuori dalle correnti del turismo di massa»

Gruppi consiliari, associazioni e cittadini contro la delibera che mandata avanti il progetto privato della foresteria

Mancata tutela di un’area archeologica cruciale per la storia della città. Limitata fruizione pubblica del compendio e degli spazi verdi. Progetto che mira a creare “ospitalità d’impresa”, espellendo gli attuali residenti. Sono queste le critiche sollevate da “Tutta la Città Insieme!” assieme a numerose associazioni e forze politiche della città, alla Municipalità di Venezia Murano Burano e ai residenti rispetto al progetto presentato dalla società francese Artea per l’ex caserma Sanguinetti e l’ex monastero di Sant’Anna a Castello, in base al quale il Comune potrà fare richiesta di acquisire le proprietà del Demanio attraverso il meccanismo del federalismo demaniale di beni di interesse culturale. Ne hanno discusso ieri a Ca' Loredan gruppi politici e comitati, con i rappresentanti dei residenti dell'area a Ca' Loredan.

 Oltre al consigliere comunale Giovanni Andrea Martini, sono intervenuti la consigliera del Movimento 5 Stelle Sara Visman, Franco Schenkel della Municipalità di Venezia Murano Burano in rappresentanza del gruppo Verde Progressista, Cristiano Gasparetto di Italia Nostra, Ruggero Tallon del Laboratorio Morion, Rosaria Culicelli del Partito Comunista e Donatella Toso, in rappresentanza dei cittadini di Castello. «L’anno scorso la giunta – ha detto Martini – ha approvato una delibera di indirizzo. Al posto dei monaci che vivevano nei chiostri ora si accetta con un accostamento irriverente che gli spazi diventino luoghi di co-working, co-living e di svago per artisti, imprenditori, manager, start up che vengono da fuori, senza prendere in considerazione la residenza esistente, anzi, prevedendo di sfrattare gli ultimi inquilini storici rimasti (si tratta di 8 famiglie). Nell’atto si afferma che viene garantita la fruizione pubblica, ma lo spazio del verde alle spalle dell'abside di San Pietro alla sera verrà chiuso e resterà in uso esclusivo per i clienti della foresteria per feste, eventi e intrattenimento. Il patrimonio archeologico dell’area risulta fortemente in pericolo».

Nel corso della conferenza stampa è stato poi evidenziato come manchi il potenziamento culturale nel progetto, venendo esclusa la ripresa degli scavi archeologici. Per contro, tra le proposte per l’area è stato chiesto che nella caserma Sanguinetti sia confermata la funzione storica di residenza stabile a partire dal mantenimento della presenza delle famiglie già residenti, che l’area verde sia tutelata nella sua integrità per il suo inestimabile valore archeologico, che siano rifinanziati i lavori di scavo, e che una parte di alloggi vuoti già esistenti sia destinata al lavoro e alla residenza delle persone impegnate negli scavi stessi. È stato anche evidenziato come si vorrebbe che nel complesso di Sant'Anna venisse garantita la partecipazione attiva dei cittadini veneziani, ospitando realtà locali e eventi culturali. «Sant’Anna deve diventare uno spazio rivolto alla crescita sociale e culturale di bambine e bambini e di ragazze e ragazzi che sono il presente e il futuro della nostra città», affermano le associazioni e i gruppi politici. 

«La mobilitazione - continua Martini - si propone di far conoscere ai cittadini quanto si sta progettando per quest'area e far crescere lo spirito critico che possa trasformarsi in un movimento che porti a salvare luoghi e residenza. Vogliamo fermare l’ennesima privatizzazione di un’area della città, con un progetto che punta a creare ospitalità d’impresa, con ristoranti, spa e divertimenti». Sabato 5 marzo, alle 11, è prevista la passeggiata partecipata nei luoghi storici con accompagnatori esperti come Andrea Grigoletto e gli abitanti stessi, con la raccolta firme per la petizione per portare l'argomento in Consiglio Comunale. In programma anche un concorso fotografico che faccia emergere l'unicità dei luoghi in questione, e si trasformi in una mostra da allestire all'interno del chiostro e faccia girare nel mondo le immagini di questi luoghi. «Questo modo di procedere – ha concluso Martini - ha già portato a soluzioni positive, cambiando i piani di altri investitori privati in alcune zone della città, come l'ex Orto Botanico e gli ex Gasometri, e sta dando i suoi frutti anche all'ex ospedale al Mare e all’ex Umberto I a Mestre. Un segno che è il percorso giusto da seguire: le persone vanno informate e i progetti urbani vanno concertati non imposti».

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