Stop a canoe e kayak a Venezia, ricorso al Tar: «Siamo costretti a lasciare personale a casa»
A richiedere l'annullamento dell'ordinanza di fine luglio - in vigore dall'1 agosto - la Venice Kayal srl
La misura con la quale il Comune di Venezia ha vietato il transito in Canal Grande e nei principali corsi d'acqua di kayak e canoe è entrata in vigore ad inizio agosto, ma ora, a distanza di un mese, c'è chi ha impugnato l'ordinanza davanti al Tar per il Veneto, per richiederne la sospensione. A prendere l'iniziativia la Venice Kayak srl, realtà che lavora ad impatto ambientale zero per Venezia.
Il ricorso al Tar
«Non siamo mai stati coinvolti in alcun sinistro, - spiega il titolare Renè Seindal - né abbiamo mai ricevuto alcuna sanzione nel corso della nostra attività». Seindal ci tiene a precisare come gli incidenti che sono avvenuti nelle vie acquee del Comune di Venezia interessano altri tipi di natanti e sono il più delle volte provocati dal modo di condurre le imbarcazioni, non certo dalla loro tipologia. Partendo da questi presupposti, la società, tramite i propri legali Giovanni Falcomer e Francesco Mazzoleni, ha presentato ricorso al Tribunale amministrativo regionale.
«Costretti a lasciare a casa personale qualificato»
«Siamo tutti d’accordo che è giusto garantire la sicurezza e preservare la bellezza dei luoghi del centro storico di Venezia, - aggiunge Seindal - ma questo risultato si persegue non certo impedendo dalla sera alla mattina ai natanti più piccoli, per numero e dimensioni, di transitare ordinatamente per la gran parte delle vie d'acqua del centro. Ben altre erano le misure che si attendevano, dirette a fonteggiare il pericolo di incidenti. La conseguenza - chiosa il titolare - è che la possibilità di individuare itinerari per i clienti è ridotta al lumicino, e ci costringerà Venice a ridurre drasticamente l'attività lasciando a casa personale altamente qualificato, mentre continueranno ad accadere incidenti tra altre imbarcazioni, non interessate in alcun modo dall’ordinanza».