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La storia della porta a forma di botte che si nasconde in una calle a Rialto

Una porta che tramanda una parte importante del passato di Venezia e del suo artigianato

Si nasconde timida tra le calli di una delle zone più amate di Venezia. Non è molto famosa, non la si nota al primo sguardo. Come tutte le cose belle va cercata, bisogna dedicare del tempo alla sua ricerca in modo che quando la si trova si godrà ancora di più della sua bellezza. È una porta, un semplice ingresso di un magazzino ma nella sua apparente semplicità nasconde una storia molto particolare. A differenza delle normali porte veneziane, infatti, quella al civico 456 di San Polo non è dritta ma presenta dei rigonfiamenti sui lati. Cosa rappresentano? Una botte. Questa porta, infatti è stata appositamente allargata nella sua parte inferiore in modo da riuscire a farci passare le botti di vino. 

Ci troviamo, infatti, in una zona che in passato era caratterizzata dalla presenza dei cosiddetti boteri, da cui prende il nome anche la vicina Calle dei Boteri in zona Pescheria. Chi erano? I produttori di botti che proprio qui avevano i loro magazzini. Al civico 551, infatti, si può scorgere un bassorilievo a forma di botte che indicava la presenza della cosiddetta confraternita dei boteri. 

I boteri costruivano botti e avevano la loro scuola davanti alla chiesa dei Gesuiti, nei pressi delle Fondamente Nove. Questi artigiani utilizzavano legno di rovere per la costruzione delle botti per ottenere delle botti leggere e maneggevoli. 

La porta a forma di botte, al civico 456 nel sestiere di San Polo, testimonia ancora oggi la presenza di questo antico mestiere veneziano, oggi scomparso in città ma ancora presente nelle tracce nascoste che ha lasciato in città. 

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