Com'erano gli antichi veneziani? "In buona salute, ma più orientaleggianti che noi"
Sabato si conclude la tranche 2018 dei lavoro archeologici al Lazzaretto Nuovo. Studiati reperti di una probabile fossa comune: "Manufatti in buono stato, le analisi continuano"
Si concludono sabato le indagini archeologiche del 2018 al Lazzaretto Nuovo nell’area del “Camposanto”, primo workshop della trentunesima edizione dei Campi estivi organizzata sull’isola dall’associazione Archeoclub d’Italia, sede di Venezia, e che proseguirà fino ad agosto, coinvolgendo come sempre ragazzi, studenti, professionisti e appassionati da tutto il mondo.
"Veneziani antichi in 'buona salute'"
Un'opportunità per capire come i "veneziani antichi" vivevano e in quali condizioni. Si stanno per concludere le indagini archeologiche di quest'anno all'isola del Lazzaretto Nuovo, nell'area del "Camposanto", primo workshop della trentunesima edizione dei Campi estivi organizzata sull’isola dall’associazione Archeoclub d’Italia. La sessione di lavoro ha permesso passo, passo di far luce su diversi elementi sugli stili di vita lagunari, dove le persone, almeno dai reperti trovati in quella che fu una fossa comune con almeno 2.500 cadaveri, appaiono in buona salute: le ricerche dell'Università di Perth nella zona del "camposanto" hanno confermato, in un’area posta vicino alla ex-chiesa dell’isola, la presenza di fosse comuni riferibili alle epidemie di peste che hanno colpito Venezia tra il XVI e il XVII secolo.
Che funzione aveva il Lazzaretto Nuovo?
Istituito dalla Repubblica di Venezia nel 1468, per tre secoli il Lazzaretto Nuovo, complementare all’ospedale vero e proprio situato sull’isola del Lazzaretto Vecchio, è stato una soglia di Venezia: il luogo in cui dovevano fare la “quarantena” le navi, le persone e le merci provenienti dai diversi porti del Mediterraneo prima di entrare in città. Una decina gli scheletri esumati quest'anno, che si aggiungono alla ventina del passato: si tratta perlopiù di giovani in posizione supina, disposti singolarmente, con pietas cristiana (mani giunte sulla cintura pelvica). Gli individui sono in genere con la testa orientata verso nord o verso ovest, solo un individuo è stato trovato con la testa orientata verso sud e i piedi verso nord, caso alquanto anomalo, solitamente riservato ai suicidi e ai colpevoli di reati gravi.
Le caratteristiche dei reperti
"In genere sono individui in buona salute - dichiarano gli studiosi in una nota - testimoni di una popolazione sana, ben nutrita. Molti sembrano sottoposti a lavori pesanti (schiacciamento delle vertebre, ernie a disco anche nei giovani), con denti privi da carie, però spesso usurati forse dall’uso di farine non raffinate. Sono presenti alcuni casi di fratture a seguito di traumi subìti, poi guarite con callo osseo. La popolazione presenta caratteristiche orientaleggianti, meno europee di quelle odierne. Le condizioni dei resti ossei e dei pochi manufatti (rosari, medagliette devozionali, piccoli oggetti di uso personale appartenuti ai defunti) sono in buono stato di conservazione. In queste sepolture multiple non si usava la calce, contrariamente a quanto creduto precedentemente, infatti ne sono state trovate soltanto alcune tracce".
Lavori solo all'inizio
I lavori, che hanno programmazione decennale, sono però ancora all'inizio: in futuro si cercherà di allargare il raggio delle ricerche anche ad altre aree cimiteriali, nei terrapieni e nelle zone circostanti: "Non è stato ancora individuato, per esempio, il limite con il vecchio 'Campo dei Tripolini', il cimitero musulmano - si sottolinea nella nota - da documenti d’archivio sappiamo essere stato confinante. Gli scavi dei prossimi anni saranno indirizzati a indagare livelli stratigrafici inferiori e ricostruire un profilo demografico del sito".