Tavolo permanente per Porto Marghera: "Progetto GreenerSites per rilanciare il polo"
Riunito giovedì a Venezia, con la partecipazione degli interessati. "È stata l’occasione per una panoramica sulle azioni e i programmi che vedono coinvolta l’area industriale"
Si è riunito giovedì a Venezia il Tavolo permanente per Porto Marghera: "Con il progetto europeo GreenerSites - Riqualificazione ambientale delle aree industriali dismesse nell’Europa Centrale - di cui la Regione del Veneto è partner con il Comune di Venezia, nel ruolo di coordinatore, una visione d'insieme strategica guida il rilancio del polo industriale".
GreenerSites
Il tavolo ha visto la partecipazione dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale, Porti di Venezia e Chioggia, fra gli altri. È stata l’occasione per una panoramica sulle azioni e i programmi che vedono coinvolta l’area di Porto Marghera, come GreenerSites, finanziato con circa 3,8 milioni di euro, di cui 389.380 euro alla Regione del Veneto, nell'ambito del programma Interreg Central Europe, che vede la partecipazione di 11 partner di 5 paesi diversi dell'Europa centrale.
Prevede, tra l’altro, consultazioni e momenti di confronto con gli stakeholders per arrivare alla definizione di un piano d’azione strategico, e la condivisione di un protocollo sullo sviluppo dell’area di Porto Marghera. “Il progetto – ha fatto rilevare l’assessore regionale allo sviluppo economico e alla riconversione del polo industriale, Roberto Marcato - rappresenta un'importante opportunità per contribuire ad attivare processi di riqualificazione ambientale ed economica nell'area, a conferma dell'impegno che l'amministrazione regionale sta mettendo nel sostenere lo sviluppo e la valorizzazione delle potenzialità e delle specificità di quest'area”.
Divertor Test Tokamak
L’assessore ha voluto condividere l’amarezza per la bocciatura da parte del consiglio di amministrazione dell’Enea, alla candidatura di Porto Marghera per il Divertor Test Tokamak (Dtt), dispositivo destinato alla produzione di energia elettrica da fusione termonucleare, che sarà costruito nel Lazio, a Frascati. “Resto assolutamente convinto - ha detto - che Porto Marghera era la candidatura ideale. Aveva tutte le caratteristiche richieste dal bando per un impianto di questa natura e importanza, con il valore aggiunto dello sbocco a mare. La Regione era pronta a mettere di suo 40 milioni di cofinanziamento a fronte dei 25 milioni richiesti. Le criticità addotte dall’Enea riguardano aspetti ambientali, ma dalle nostre verifiche il progetto era in linea con quanto richiesto. Dispiace perché il Veneto perde così una grossa opportunità, che avrebbe portato 500 milioni di euro di investimento, con un indotto di oltre un miliardo e mezzo e posti di lavoro. Ora è al lavoro una commissione per stabilire la possibilità di un ricorso, perché abbiamo vissuto questo esito come un’ingiustizia”.
Bonifiche
Su questo tema l’assessore ha sottolineato che nelle trattativa che il Veneto ha avviato con il governo per una maggiore autonomia, la Regione ha chiesto di avere anche le competenze per l’approvazione dei progetti. “Sarebbe una vera rivoluzione – ha aggiunto – soprattutto per quanto riguarda la tempistica. Chi vuole investire in queste aree ha bisogno di certezze”.
Marginamenti
Per quanto di sua competenza i finanziamenti della Regione ci sono, 58 milioni di euro. “Il tasto dolente – ha detto l’assessore – è la parte di competenza esclusiva dello Stato. Finora, a parte i proclami, non abbiamo visto un euro. Ma continueremo a battere cassa anche con il nuovo governo”.
Area di crisi complessa
“C’è attenzione e interesse a investire a Porto Marghera”, ha detto l’assessore. Sono circa una sessantina le manifestazioni di interesse presentate a seguito della call promossa dal ministero dello Sviluppo Economico, Regione del Veneto e Invitalia. Dovranno ora essere definite le risorse a fondo perduto da mettere a disposizione attraverso specifici bandi. Saranno fondi vincolati al territorio e destinati a incentivare anche l’occupazione.
Mose
“Il problema resta quello della gestione. In sede di Comitatone e in Consiglio regionale – ha concluso - abbiamo detto che, in mancanza di certezze sui costi e sulle risorse, serve cautela. In questa situazione riteniamo quindi opportuno che la gestione del Mose resti in capo allo Stato”.