Il 30 settembre il Teatro Stabile del Veneto diventa fondazione
Martedì mattina, il presidente Beltotto e il governatore Zaia hanno firmato lo statuto ufficiale, che sarà presentato al notaio
Il Teatro Stabile del Veneto diventa fondazione. La data segnata sul calendario è quella del 30 settembre, quando ci sarà l'atto formale davanti al notaio. Questa mattina, intanto, il presidente Giampiero Beltotto, e il governatore, Luca Zaia, hanno firmato lo statuto ufficiale.
La struttura di fondazione di partecipazione, già adottata dai più importanti teatri stabili italiani, comporta per l’ente un’occasione per rafforzare l’organizzazione e il reperimento di fondi privati, indispensabili alle finalità culturali e artistiche che lo Stabile stesso si propone di realizzare. Tra le novità principali prevede, inoltre, la presenza di una direzione generale e di una direzione artistica.
Zaia ha parlato di grande vanto: «Quando ho cominciato a occuparmi dello Stabile - ha spiegato -, qualcuno lo dava per cadavere eccellente, e i finanziamenti non erano destinati in maniera meritocratica. Ora parliamo di una realtà, con 22 mila ore di occupazione e una grande programmazione». Lo Stabile, quest'anno, ha segnato un 30% in più di abbonamenti, e questo «ne dà una dimensione di player importante per quanto riguarda la cultura e lo include nel club delle istituzioni in crescita».
«Nella metà dell'800 - ha spiegato Beltotto - il teatro veneto era primo in Europa, quando ha perso ambizione è passato in secondo ordine, e quando siamo arrivati con questo Cda abbiamo trovato una situazione complicata, il teatro era di serie B». Ora «ci stiamo trasformando in fondazione, perché immaginiamo il futuro del teatro».
Lo Stabile del Veneto ha visto nella Regione una spalla fondamentale: «Ci ha finanziato quando siamo diventati realtà nazionale - ha proseguito Beltotto -, con un supplemento di finanziamento rispetto alla consuetudine, e questo lo ha fatto mentre tutte le altre città toglievano soldi al teatro. Questo ci ha dato un grande vantaggio, perché ci ha permesso di riposizionarci in una fascia alta».