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La Cassazione esclude Argos per la sorveglianza della laguna. La reazione

Respinto definitivamente il ricorso del Comune, confermata l'impossibilità di usare telecamere per comminare sanzioni. M5S: «La nostra interpellanza non fu mai discussa. Spesi 2 milioni»

La Corte di Cassazione ha negato la possibilità di utilizzo delle telecamere per sorvegliare in laguna il moto ondoso, la velocità dei mezzi, e per comminare sanzioni. Lo ha fatto respingendo il ricorso presentato dal Comune di Venezia a favore del "sistema Argos", e confermando definitivamente la sentenza del tribunale d'Appello di due anni fa. Il sistema, per i giudici della Cassazione, non è in grado di accertare trasgressioni e quantificare multe, in mancanza di controlli. Lo riporta La Nuova Venezia.

«Uno scandalo», scrive Sara Visman, candidata sindaco a Venezia con il Movimento 5 Stelle. «Conferma ciò che sapevamo: il Comune ha speso circa 2 milioni di euro, ricavando solo un gigantesco buco nell’acqua. Il sistema non era nemmeno omologato». Visman ricorda l’interpellanza presentata in materia, «firmata dal consigliere Davide Scano, oltre 3 anni fa».

L'atto, di giugno 2017, ricostruiva le spese sostenute dalla giunta Brugnaro (e dai suoi predecessori di centrosinistra) per la tecnologia di monitoraggio del traffico acqueo. «Gli esborsi per la manutenzione – dice Visman –  ammontano a 305 mila euro per il solo triennio 2016-18, senza taratura e senza verifica dell’accuratezza dei rilevatori». L’interpellanza chiedeva poi "se l’amministrazione avessero chiesto al ministero dei Trasporti l’approvazione del prototipo di Argos e come avrebbe fatto fronte alla potenziale ondata di nuovi ricorsi contro le multe dell'apparecchiatura. Non fu nemmeno discussa - conclude -. E in tutto questo non si è risolto il grave problema del moto ondoso».

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