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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Ticket d'ingresso e privacy, il problema del trattamento dei dati

Il dibattito sul contributo d'accesso per la regolazione dei flussi turistici e i controlli attraverso la Smart control room: «C'è il rischio di un'analisi pervasiva»

Contributo d'accesso e controlli attraverso la Smart control room: «C'è il rischio di un trattamento pervasivo dei dati raccolti attraverso un gestore telefonico», rilevati allo scopo di regolare i flussi d'ingresso alla città lagunare. Il tema è stato affrontato nel corso di un dibattito pubblico il 5 marzo dai relatori Epto Tramaci, l'avvocato Marco Pata e Giovanni Di Vito che hanno formato un comitato. All'incontro ha partecipato anche l'ex consigliere comunale M5S, Davide Scano.

«Siamo sicuri di aver dato l'autorizzazione a rilasciare informazioni su di noi, e a quale scopo? O l'abbiamo fatto nelle pieghe dei contratti con le compagnie telefoniche? - chiede Tramaci - La circolazione sul territorio è libera salvo per motivi di sanità e sicurezza. Allora come giustificare la raccolta dei dati attraverso il regolamento comunale? L'esibizione stessa del documento di fronte a un controllo da parte di incaricati del Comune non risulta obbligatoria e in caso scatti la multa, per mancato pagamento del ticket, con essa partono complicanze burocratiche». Tramaci ha ricordato che in merito al rispetto della privacy ci sono misure che il garante ha preso negli anni precedenti contro il medesimo sistema messo in piedi in altre città.

«I fondi per la realizzazione del sistema della Smart control room arrivano dall'Europa - ha ricordato Giovanni Di Vito - e si legano allo sviluppo di intelligenze artificiali». «Tutto questo è connesso alla situazione internazionale e alla guerra in atto, che sta comportando la divisione in due blocchi del mondo, l'occidente contro tutto il resto del mondo. C'è una grave crisi di risorse - ha argomentato l'avvocato Marco Pata - e non è vero che compreremo il gas dall'Algeria, anche perché di recente gli Usa hanno approvato l'"Inflaction control Act" allo scopo di attirare aziende europee e non solo, facendo in modo che si spostino negli Stati Uniti, come stanno facendo già diverse ditte tedesche». L'avvocato ha fatto cenno alla "Teoria dei nudge", secondo la quale esisterebbe un condizionamento delle decisioni di gruppi e individui, attraverso sostegni, suggerimenti o aiuti. «La control room ricorda molto il green pass - conclude Pata - basti pensare che a influenzare le decisioni intervengono altri fattori. Ora ad esempio è difficilissimo fare i passaporti ed è così che si impedisce alla gente di spostarsi».

L'altro volto del contributo d'accesso riguarda i finanziamenti. «Abbiamo i programmi comunitari: Pon Metro e React Eu - afferma Di Vito - per la realizzazione di una piattaforma metropolitana per la sicurezza urbana e la videosorveglianza. Un altro asse riguarda l'ottimizzazione dei flussi di traffico in tutte le 15 città metropolitane italiane. Per il governo dei flussi turistici la Smart control room ha investito nella prima fase 5 milioni di euro: mobilità pubblica e privata, controllo del territorio, raccolta dati e integrazione della videosorveglianza, software di videoanalisi che sono progetti comunitari. Altri 3 milioni sono stati destinati alla fase successiva di potenziamento dei sistemi già in uso».

«Oltre 25 - infine ricorda Scano - sono state le audizioni nelle commissioni consiliari sul numero chiuso: non si è mai fatto nulla. Diverse anche le soglie minime d'ingresso, di cui si cominciò a parlare negli anni '80. Centomila? Cinquantamila facendo una proporzione rispetto ai residenti? Molte sono le proposte e alcune anche molto convincenti - ricorda l'ex consigliere comunale - come "Pass for Venice", con l'aumento del costo del contributo al crescere della pressione dei visitatori specie in determinate occasioni (Redentore, Ferragosto, Regata). Venivano anche compresi nel ticket una serie di servizi come le visite ai musei o i servizi igienici, spalmando i flussi in tutta la città. Valido anche il San Marco pass per limitare l'accesso all'area marciana. Per ora, con un'entrata stimata di risorse pari a 500 milioni annui al netto della gestione, questa misura sembra essere nient'altro che un sistema per incamerare fondi che non ha nulla a che fare con il controllo degli ingressi».

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