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Attualità Chioggia / Corso del Popolo

Cyberbullismo e violenza sul web: la polizia incontra gli studenti

Al via la nona edizione di “Una vita da social”, la campagna educativa itinerante della polizia di Stato

Arriva a Chioggia, in Corso del Popolo, la più importante campagna educativa itinerante realizzata dalla polizia nell’ambito delle iniziative di sensibilizzazione e prevenzione dei rischi e pericoli della rete per i minori, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione nell’ambito del progetto Generazioni Connesse.

Appuntamento a martedì, davanti al municipio, dalle 8.30 alle 16, dove gli operatori della polizia postale accoglieranno gli studenti degli istituti secondari di primo e secondo grado del comprensorio, per sensibilizzare i ragazzi sui pericoli della rete e confrontarsi sull’uso consapevole della tecnologia. Un progetto al passo con i tempi delle nuove generazioni che, nel corso delle precedenti edizioni, ha raccolto un grande consenso: gli agenti hanno incontrato oltre 2 milioni e mezzo di studenti sia nelle piazze che nelle scuole, 220mila genitori, 125mila insegnanti per un totale di 18.500 Istituti scolastici e oltre 350 città.

L’obiettivo dell’iniziativa è prevenire episodi di violenza, vessazione, diffamazione, molestie online, attraverso un’opera di responsabilizzazione in merito all’uso della “parola”. Sempre più sono i giovanissimi a rischio solitudine che per ore su Internet incontrano altri internauti altrettanto solitari che, a volte, sono già stati contagiati dai “pericoli del web”. Il fascino della rete e la sottile suggestione del messaggio virtuale, cosi come l’idea di sentirsi “anonimi”, nonché il senso di deresponsabilizzazione rispetto ai comportamenti tenuti online, stanno dilagando così da determinare serie preoccupazioni in coloro che ancora credono in valori fino a ieri condivisi. 

Un ragazzo su tre possiede un account falso

I social network sono ormai uno strumento di comunicazione del tutto integrato nella quotidianità dei teenager. Dalla ricerca di Skuola.net per "Una Vita da Social", emergono fattori interessanti che spesso i Millennials e la Gen Z tengono ben segreti. Emerge infatti che un ragazzo su tre, sul proprio social di riferimento, possiede un account falso. Sono circa il 28% quelli che dichiarano di averne uno oltre a quello “ufficiale”, mentre il 5% è presente ma solo con un fake. Perché questa identità anonima? Principalmente per conoscere gente nuova senza esporsi troppo online (26%), oppure per controllare i propri amici senza che loro lo sappiano (21%) nonché per controllare tutti quelli da cui sono stati bloccati (20%). Non manca chi ricorre ai fake per controllare il proprio partner (10%) o chi cerca di sfuggire dal controllo dei propri genitori (il 4%).

La "guerra" dei like

Non manca tuttavia uno zoccolo duro, neanche così piccolo, che vive per i like. Per 1 su 3, infatti, un contenuto che genera poche interazioni ha un effetto negativo sull’umore. Mentre il 40%, più o meno sporadicamente, è disposto a cancellare un contenuto dalle scarse performance. Su una cosa, invece, i giovani sono in assoluto accordo: il controllo di chi commenta, condivide o clicca mi piace sui propri contenuti. Solo uno su sei dichiara di non farlo mai. Questo perché attraverso la guerra dei like si costruiscono amicizie e rapporti personali: solo il 56% è disposto a dare un giudizio positivo ad un contenuto postato da una persona che in genere non ricambia (il cosiddetto like4like). Mentre sono ancora meno (48%) quelli che non ricorrono mai al like tattico, ovvero ad una approvazione di un contenuto altrui col solo scopo di farsi notare.

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