Sgb scrive a Roma: «Gli aeroporti tornino pubblici, basta privatizzazioni»
Il sindacato ribadisce la contrarietà all'operazione che nel 2016 portò alla vendita di quote di Save al gruppo Atlantia. A Tessera, comunque, non c'è possibilità che i Benetton diventino soci di maggioranza
Si sono incontrati a Roma il 3 agosto e, in tempi non sospetti - prima cioè della tragedia di Genova - il sindacato di base Sgb ha sollecitato il Movimento 5 stelle a mettere mano alle norme sulla privatizzazione degli aeroporti italiani, a partire dal Marco Polo di Tessera. Adesso, dopo il crollo del ponte Morandi lo scorso 14 agosto e dopo l'annuncio del governo dell'intenzione di revocare la concessione a Autostrade per l’Italia, Giampietro Antonini, segretario di Sgb Venezia, torna all’attacco con un dossier indirizzato al senatore Gianluigi Paragone (M5s) che ripercorre le tappe dell’ingresso di Atlantia - la holding di Autostrade e Aeroporti di Roma - nella compagine societaria di Save, l’azienda dello scalo veneziano.
Le cessioni
«Il 19 settembre 2016 i Benetton sono diventati i secondi azionisti dell’aeroporto Marco Polo - si legge - Atlantia ha infatti acquisito le quote di Amber, pari al 21,3 per cento». Antonini ricorda come Save sia concessionaria degli aeroporti di Venezia e Treviso e controlli il 40,3 per centro di Catullo s.p.a., la società degli scali di Brescia e Verona, e il 27,7 per cento del belga Charleroi. Amber era entrata in Save con la vendita da parte del Comune di Venezia delle sue quote, «al prezzo bassissimo di 6,4 euro per azione», sottolinea, e aggiunge: «Come sindacato abbiamo sempre contestato questa cessione».
I timori del sindacato
«L’operazione dei Benetton non è stato un semplice investimento finanziario - si legge nel dossier - nel prossimo futuro potrebbe portare a nuovi scenari, anche di controllo dello scalo di Venezia». In realtà, un anno fa, nel 2017, il presidente di Save Enrico Marchi, contro il rischio che i Benetton acquisissero più quote e diventassero soci di maggioranza, ha lanciato un’opa (offerta pubblica di acquisto) per blindare la società. «Un’ultima ciliegina: l’approvazione da parte di Enac del master plan per lo sviluppo dell’aeroporto - conclude Antonini - La gestione delle porte d’Italia, quali gli scali aeroportuali, non può essere data in mano ai privati che puntano solo a fare affari e soldi sulle spalle di lavoratori e utenza: la legge va cambiata e la gestione deve tornare pubblica».