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Martedì, 16 Aprile 2024

A Rotterdam l'anteprima di "Venezia Altrove", il documentario che racconta le molte rappresentazioni della città | VIDEO

Il film, diretto da Elia Romanelli e prodotto da DocArt, è stato scelto come film d'apertura dell'edizione 2021 dell'Architecture Film Festival di Rotterdam, la rassegna cinematografica internazionale che pone l’attenzione sui temi contemporanei del vivere quotidiano

Inaugurerà domani, con un’anteprima mondiale, il prestigioso Architecture Film Festival di Rotterdam: il documentario Venezia Altrove, diretto da Elia Romanelli, sarà il film d'apertura dell’edizione 2021 della rassegna cinematografica internazionale che pone l’attenzione sui temi contemporanei del vivere quotidiano, in uno scambio continuo tra arte e architettura. 

Venezia Altrove

Venezia Altrove è l’ultimo film del regista e antropologo Elia Romanelli e racconta le molte rappresentazioni e interpretazioni della città lagunare. Seguendo la suggestione letteraria proposta da Italo Calvino ne Le città invisibili, l’autore si interroga sull’iconografia e, allo stesso tempo, sull’unicità del capoluogo veneto. Le infinite rappresentazioni di Venezia nel mondo rafforzano il sedimentarsi di uno stereotipo nell’immaginario collettivo ma, contemporaneamente, ne ribadiscono l’autenticità: non a caso l’interrogativo posto da Romanelli è “Come vive una città nel nostro immaginario?”. Il film apre così un dialogo con lo spettatore sull'impatto culturale di un luogo, sul potere dell'immaginazione e sulla tragedia della perdita.

Quello proposto dall’autore è un connubio inedito tra cinema e antropologia, frutto di numerosi pellegrinaggi e contatti con realtà e culture sempre differenti. Romanelli ha infatti viaggiato in Europa alla ricerca di luoghi remoti che prendono il nome di "Venezia", raccogliendo le storie degli abitanti: «Ho notato come la città lagunare fosse presente iconograficamente in qualsiasi parte del mondo. Era riprodotta ovunque: negli oggetti, nei film, nelle illustrazioni. Con questo documentario mi sono preso il diritto di affermare che tutte queste rappresentazioni, quindi tutte queste "altre Venezie", siano comunque reali – spiega il regista –. Ci sono molti punti in comune tra l’antropologia e il genere documentaristico: entrambi prevedono degli incontri con altre persone e tradizioni e, inoltre, si basano su ispezioni approfondite dei luoghi e su ricerche molto accurate».

Ecco allora che ad essere raccontate nel film sono le storie di Tassilo, unico abitante di Neu Venedig (una piccola zona fluviale di Berlino); di una giovane coppia di sposi turchi che sogna una luna di miele a Venezia; di Marika che, scappata dalla guerra in Bosnia, trova lavoro nella periferia di Zagabria nel salone di acconciature “Venezia”; di due amiche tedesche che ripropongono il carnevale veneziano in un villaggio della Germania; di un pastore e un macellaio, orgogliosi cittadini di Venetia, nel cuore della Transilvania. 

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Venezia Altrove è un caleidoscopio di esistenze rappresentativo dei legami che la città instaura con altre realtà, pur se distanti: un'esplorazione dell’immaginario e un'osservazione sul potere del simbolo a partire da un’omonimia. «Questo documentario è la scoperta di come le proprie radici non siano semplicemente lontane, bensì decisamente altrove. È una riflessione sull’identità e sull’immaginazione: nell'urgenza di creare una certa identità comunitaria, l'Europa sembra impegnata in un'operazione nella quale icone immediatamente riconoscibili vengono quasi sempre scambiate, e proposte, per rappresentazioni realistiche e complete del continente. Tra queste icone c’è, ovviamente, Venezia. Il rischio implicito di questa proposta è uno svuotamento di senso. Questo viaggio vuole essere una possibilità di ridisegnare la città a prescindere da Piazza San Marco, dal Ponte di Rialto e dalla gondola nera che scivola nei canali verdi» racconta l’autore, che spiega anche la scelta di non rappresentare i problemi della città all’interno del documentario: «Una delle caratteristiche del film è che non parla mai delle problematiche che affliggono Venezia ed è una scelta consapevole perché c’è già troppo materiale su ciò e, soprattutto, c’è chi sa affrontarle meglio di me».

Prodotto DocArt e Amalia Carandini, fotografato da Giuseppe Drago, montato da Lizi Gelber e narrato da Giuseppe Cederna, il documentario è stato girato nell’arco di quattro anni tra Germania, Romania, Croazia e Turchia. Verrà proiettato domani, in anteprima assoluta, presso il Theater Zuidplein di Rotterdam come film d’apertura della tredicesima edizione dell’Architecture Film Festival di Rotterdam. «Probabilmente verrà presentato anche in altri festival e l’intenzione è quella di proiettarlo, in futuro, ovviamente anche a Venezia» conclude Romanelli.

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Chi è Elia Romanelli

Nato a Venezia nel 1981, si è laureato in Antropologia a La Sapienza di Roma e si è specializzato in Antropologia visuale all’Università di Torino. Nel 2008 ha fondato con Elisa Pajer la casa di produzione Studio Liz, per la quale produce e dirige diverse opere legate al mondo dell'arte. Attualmente collabora con la casa di produzione DocArt, specializzata in documentari d’arte. Ha realizzato numerosi progetti audiovisivi tra cui spot e documentari internazionali. Ha curato il libro Giovanni Segantini. Magia della Luce (Marsilio Editori, 2017) e, insieme all’antropologo Piero Vereni, è autore del libro Slices of life. 52 recipes from 31 perfect strangers (Bruno Editore, 2015), risultato di una ricerca artistico-antropologica nella città di Londra.

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