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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Gli archeologi tornano a scavare nella villa di epoca romana di Bibione

Saranno impegnati dal 6 al 31 marzo su un'area di 60 metri quadri. Al lavoro le università di Padova e Ratisbona

Bibione potrebbe diventare meta anche per appassionati di storia e archeologia: nonostante la giovane età - 70 anni - custodisce al suo interno una villa romana, che testimonia un passato ben più antico. La villa di Mutteron dei Frati rappresenta un unicum sia per il suo straordinario stato di conservazione, con strutture preservatesi in elevato anche fino a 2 metri di altezza, sia per le possibilità che offre alla ricerca.

Nelle prossime settimane gli archeologi inizieranno le indagini, che dureranno fino alla fine del mese; nelle intenzioni del team, che in queste ore sta raggiungendo Bibione, c'è quella di organizzare anche un’apertura straordinaria al pubblico, in data da destinarsi.

Come procederanno gli studi

Nella pineta della Valgrande, ai piedi dell’antica duna litoranea che interessa l’area, verrà eseguita prima di tutto una campagna di prospezioni geofisiche su una superficie di circa 200 metri quadrati, sita nelle immediate vicinanze dei resti della villa romana ancora in parte visibili, che sono rappresentate da strutture murarie con affreschi parietali e pavimenti in mosaico.

Con questa indagine si punta a ottenere una mappa di anomalie potenzialmente ricollegabili a strutture presenti nel sottosuolo, così da individuare in modo più preciso l’area da scavare. Lo scavo stratigrafico si terrà dal 6 al 31 marzo 2023, e interesserà una superficie di almeno 60 metri quadrati, che sarà indagata e documentata da un’equipe internazionale costituita da 20 archeologi, tra responsabili e studenti afferenti alle Università di Regensburg (Ratisbona) e Padova.

La Villa di Mutteron dei Frati

L’esistenza del sito è nota fin dalla metà del Settecento. La sua rilevanza è stata segnalata a più riprese, prima dall’avvocato concordiese Dario Bertolini (inizi ‘800) e poi da Aulo Gellio Cassi (anni ’30 del Novecento), un latisanese a cui si deve il primo scavo nell’area. Consapevole dell’eccezionalità della scoperta, nel corso degli anni Novanta del secolo scorso la Soprintendenza Archeologica del Veneto ha intrapreso una nuova campagna di scavi che ha messo in luce e reso parzialmente visibili alcuni ambienti decorati della villa.

L’interesse per il sito non è mai venuto meno, ma, come spesso accade, la mancanza di risorse non ha consentito la prosecuzione delle attività. Qualche anno fa, rispolverando la questione in un momento favorevole per la straordinaria coincidenza di interessi, opportunità e sensibilità, si è avviato un dialogo che ha portato oggi all’avvio di una nuova stagione di ricerche.

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