Saturimetro: cos'è, come funziona e quali valori preannunciano il Covid
Lo strumento per misurare la percentuale di ossigeno nel sangue che tutti dovrebbero avere in casa
Il saturimetro (chiamato anche pulsossimetro, ossimetro o pulsiossimetro), è un dispositivo medico tra i più richiesti nell'ultimo periodo in quanto è in grado di misurare la saturazione di ossigeno nel sangue arterioso periferico (SpO2) e la frequenza cardiaca, aiutando, così, a individuare l'eventuale presenza dei primi segnali di una polmonite, uno dei sintomi più gravi del Coronavirus. Sia la Società Italiana di Pneumologia che la Federazione Italiana dei Medici di Famiglia consigliano di averne uno a casa, esattamente come il termometro, data la sua capacità di attestare la compromissione respiratoria ai suoi inizi, con bassi livelli di saturazione dell'ossigeno. Ma entriamo più nel dettaglio per capire meglio cos'è il saturimetro, come funziona e quali sono i migliori modelli in commercio.
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Che cos'è e come funziona il saturimetro
Il saturimetro è un dispositivo non invasivo molto semplice da utilizzare, tanto da non richiedere particolari competenze dal punto di vista medico o tecnico. Questo apparecchio è in grado di misurare la percentuale di ossigeno (saturazione) presente nel sangue, la frequenza cardiaca e l'intensità della pulsazione (barra verticale). In genere è formato da una sonda "a pinza" da applicare sull'ultima falange di un dito, che effettua la misurazione, e da un'unità che calcola e visualizza il risultato della misurazione tramite un monitor. Oltre che sul dito, è possibile applicare il saturimetro anche sul lobo dell'orecchio, mentre nei neonati la sonda deve essere apposta sul piede.
Perché il saturimetro è utile contro il Coronavirus
Come già specificato la funzione principale del saturimetro è quella di misurare la saturazione di ossigeno nel sangue arterioso periferico (SpO2). L'ossigeno, infatti, entra in circolo nel nostro organismo attraverso i polmoni ma in caso di problemi respiratori potrebbe passare nel sangue in misura minore del solito: esattamente quello che succede ai malati di Coronavirus che hanno sviluppato la cosiddetta polmonite interstiziale. Proprio per questo, i saturimetri sono strumenti molto importanti per individuare e monitorare le persone affette da questa malattia, diagnosticando od escludendo un caso di polmonite quando un paziente ha altri sintomi che sembrerebbero indicarla.
Inoltre, il suo utilizzo è previsto sia nei reparti ospedalieri sia sui mezzi di soccorso in quanto è un dispositivo non invasivo in grado di riconoscere precocemente l'ipossia rispetto alle condizioni di cianosi, permettendo una diagnosi di desaturazione dell'ossigeno prima dell'insorgere di gravi complicanze.
Quando i valori sono allarmanti?
I valori dati dalla misurazione dell'ossigeno nel sangue si possono attestare in diversi range di percentuali. Vediamo quando questi valori sono normali e quando invece è necessario chiamare il proprio medico:
- sopra il 96% sono considerati valori normali di O2;
- tra il 95 e il 93% sono indicativi di possibili problemi di ossigenazione ovvero una parziale assenza dell'ossigeno (lieve ipossia);
- tra il 92 e il 90% sono indicativi di ossigenazione insufficiente ed è consigliabile sottoporsi a emogasanalisi (EGA), tuttavia possono risultare normali in caso di persone affette da broncopneumopatie croniche ostruttive (BPCO);
- al di sotto del 90% non sono fisiologici e indicano una severa deficienza di ossigeno (grave ipossia), per cui risulta importante sottoporsi a una emogasanalisi.
Inoltre, il valore di 100 misurato senza somministrazione artificiale di ossigeno, può essere sintomo di iperventilazione che può essere dovuta, ad esempio, ad attacchi di panico.
Gli errori da evitare
Se utilizzato in condizioni non ottimali, il saturimetro può riportare errori di lettura che possono falsare i risultati visualizzati. Quando si utilizza il saturimetro quindi, bisogna fare attenzione a:
- eliminare lo smalto per unghie, in particolare quello nero, blu o verde, che scherma le lunghezze d'onda generate dalla sonda rendendo imprecisa la misurazione;
- la presenza di vasocostrizione (cioè la diminuzione del calibro dei vasi sanguigni) dei distretti periferici, come per esempio quella delle dita, che porta ad una diminuzione del flusso sanguigno rilevabile dalla sonda e che, di conseguenza, può comportare l'elaborazione di dati falsati;
- la presenza di ipotensione, poiché la lettura diventa via via meno affidabile quando si scende sotto i 55-60 mmHg della pressione sistolica;
- la temperatura corporea, dato che sotto i 35 °C si verifica una riduzione dei valori analizzati dal dispositivo;
- i movimenti di chi sta utilizzando il saturimetro, che possono creare mancate letture dell'onda pulsatile.