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A cura di Gianluca Anoè

Ultime novità dal mondo dell'editoria: nuove uscite, recensioni, fiere, incontri con l'autore. Dai romanzi alle graphic novel, racconti per immagini e parole

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Michela Panichi vince il Campiello Giovani con "Meduse"

L'annuncio questa mattina nel corso della conferenza stampa che precede la premiazione di sabato sera in piazza San Marco

Remo Rapino ha vinto il Premio Campiello 2020

Meduse di Michela Panichi è il racconto vincitore del Premio Campiello Giovani 2020. L'annuncio ufficiale questa mattina, 5 settembre, in occasione della conferenza stampa a Palazzo Franchetti, che ha preceduto la serata di premiazione in Piazza San Marco. È stata l'occasione per i 5 scrittori finalisti - Francesco Guccini, Sandro Frizziero, Patrizia Cavalli, Remo Rapino e Ade Zeno - di interfacciarsi ancora una volta con i giornalisti. Erano presenti all'incontro anche il presidente di Confindustria Veneto Enrico Carraro e Cristina Parodi, padrona di casa nel corso della cerimonia di premiazione.

Michela Panichi vince il Campiello Giovani

Panichi, 19enne di Napoli, ha commentato commossa l'importante riconoscimento: «Ringrazio tutti, specie chi ha disegnato e realizzato la copertina del mio libro. Adesso spero che questo riconoscimento non sia un traguardo, ma un nuovo inizio».

La motivazione

"Meduse” di Michela Panichi si addentra nelle geometrie psicologiche del rapporto fra due fratelli - un ragazzino e un adolescente - e una madre che si scopre incinta di una nuova vita, ancora una volta senza un padre presente. L’evento sconvolge, ridefinisce e alla fine ridispone in un nuovo equilibrio le relazioni fra personalità diverse, cha la giovane autrice sa tratteggiare con finezza, pur con qualche ingenuità nel ricorso a immagini e temi convenzionali.»

I finalisti si raccontano ai microfoni di Veneziatoday

Ad introdurre la conferenza stampa è stato il presidente di Confindustria Veneto. «La scelta di aprire il Campiello alla piazza, - ha commentato Carraro - non era scontata e scontato non era nemmeno che si tenesse l'evento per celebrare il vincitore. È stata una mia idea, mi piaceva che questi tipi di eventi fossero condivisi col pubblico».

Nel ricordo di Philippe Daverio

Il desiderio di Carraro era che il premio uscisse dai palazzi, e si mescolasse con il pubblico, specie in un periodo come questo segnato dallo shock del coronavirus. «Un ricordo doveroso - ha concluso Carraro - va a Philippe Daverio (scomparso nei giorni scorsi), un grande amico del Campiello; è stato un attore protagonista nel panorama culturale italiano, ma quello che ci mancherà di più sarà il suo lato umano»

Chi sono i 5 finalisti del Campiello

I 5 protagonisti di sabato sera si sono alternati al microfono con riflessioni che sono anche andate oltre i propri romanzi, racontando la propria esperienza di scrittori. È così, ad esempio, che Cavalli ha ricordato di essere alla prima esperienza con la prosa, «per quanto non sia stata una scelta avventata, non si scrive un libro decidendo di mettere insieme le cose senza fare delle scelte»; Guccini, invece, ha sottolineato come la prosa sia più semplice rispetto alla scrittura di una canzone, «sempre che il risultato sia buono. Scrivere una canzone è difficile perché è accompagnata dalla musica, quindi c'è un elemento in più. Mentre con la prosa vago come un treno, correggo, cambio, ma non ho il terrore della pagina bianca». Frizziero, Rapino e Zeno, invece, si sono attenuti di più al contenuto dei loro romanzi.

Frizziero, lo scrittore di Chioggia in lizza per il premio

In particolare, lo scrittore di Chioggia ha ricordato che il suo romanzo è anche un esperimento di forma. «Ho usato per raccontare la vicenda - ha detto Frizziero - il tu; non è una narrazione né in prima né in terza persona, perché ho voluto esplorare una modalità diversa, un approccio nuovo col personaggio e fare in modo che il lettore si avvicinasse alla storia che racconto in modo divero. Una prospettiva che si combina con quello che è il tema centrale, la presenza del male nelle nostre vite, nelle sue varie manifestazioni. In ottica non consolatoria».

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