rotate-mobile
Pausa cicca

Pausa cicca

A cura di Alessandro Cecconato

5 cose che succedono allo studente di periferia quando si trasferisce in città

Lasciare nelle mani di uno studente di periferia le chiavi di un appartamento in centro rappresenta uno dei più grossi rischi etici del giorno d'oggi

Per quanto il processo di urbanizzazione avanzi, la differenza tra città e periferia (se non aperta campagna) è ancora palese: non è che c’è un meglio o un peggio, ma sono altri valori altre usanze altri costumi. Chi meglio percepisce queste differenze è lo studente che ha trascorso la sua adolescenza in periferia per poi andare a vivere a vent’anni in una città universitaria, lasciandosi alle spalle paesini sperduti collegati al resto del mondo solo dal TG5 e dalla corriera che ogni mattina porta nella civiltà. Ecco dunque le differenze più evidenti che lo studente universitario coglie quando gli danno in mano le chiavi di un appartamento in centro.

#1 L’APPARTAMENTO: Già qua parte spaesato. Lo studente cresciuto a più di 5km dal centro città è abituato alla casa, alla netta distinzione tra salotto, cucina e bagno che invece nella città vede riunite in un’unica stanza. Può provare - ma solo inizialmente -  un lieve fastidio quando nel versarsi l’acqua dentro il bicchiere percepisce un forte suono scrosciante e realizza che non trattasi d’altro che del coinquilino, il quale piscia a 40 centimetri da lui cercando di fare le bolle a fondo water.

#2 I BAR: Arrivato in città lo studente di periferia vede sconvolta l’essenza dell’unico punto fermo che aveva resistito alle degenerazioni ormonali dell’adolescenza: il bar. Scopre che in città non si dice “bar” a meno che non si voglia indicare un luogo di perdizione e senza i corretti requisiti igienici; lo spaesamento sale a livelli molto alti quando il neo immigrato scopre che esiste un menù anche per le bevande e che non si salva neanche ordinando uno spritz perché a quel punto viene messo davanti a un domanda cruciale che nessuno gli aveva mai posto: “Aperol o Campari?”; segue forte botta di nostalgia al pensiero di Sandro, nobile figura di locandiere filosofo che quando qualche ingenuo gli domandava che vino gli avesse servito rispondeva: “ Bevi e tasi.”

#3 I VALORI RURALI: Studi sociologici hanno appurato che la città causa nello studente di periferia forti riconsiderazioni dei detti popolari inculcatigli dalla nonna. Scopre ad esempio che “l’erba del vicino è sempre più verde” lascia spazio a interpretazioni variabili.

#4 IL CIBO: Abituato alle verdure dell’orto e al pollo così fresco che c’ha ancora i battiti lo studente universitario di periferia si rende conto che ci vuole un’arte anche per salare la pasta. Viene dunque colpito dalla degenerazione da kebab diventando in due mesi un sommelier della piadina. Rivalutato a pieni voti il cibo spazzatura inizia una dieta a base di colesterolo, super il punto di non ritorno quando scopre che il Pakistano sotto casa porta la pizza a domicilio.

#IL COMPLESSO DEL CENTRINO: Lo studente di periferia non dice mai a cuor leggero frasi come “bella ci vediamo dopo in centro”: questo perché arrivare in centro significa prendere due autobus, o una corriera, camminare dieci minuti ed arrivare a qualsivoglia appuntamento con le ascelle pezzate e il deodorante a 10 km di mezzi pubblici. Quindi quando si stabilisce in centro si fa prendere dall’euforia dell’essere un centrino: dimentica qualsiasi cosa a casa perché sa che sta un attimo a recuperarla, arriva sempre in ritardo perché ci mette due minuti ad arrivare in piazza e ovunque vada è in tuta. “Non è che mi metto in tiro per fare due passi.”

Si parla di
Sullo stesso argomento

5 cose che succedono allo studente di periferia quando si trasferisce in città

VeneziaToday è in caricamento