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Pausa cicca

Pausa cicca

A cura di Alessandro Cecconato

Gioie e dolori dello studente universitario che torna a casa

Relazionarti con tua madre dopo due settimane fuori casa è più difficile di quando cercavi di convincerla che non eri ubriaco perso.

#1 IL MANCATO RICONOSCIMENTO MATERNO: E’ causato dalla palese mutazione che coglie il giovane universitario maschio: questi infatti lascia casa con la barba a pois e con un elevato tasso di simpatia da barzelletta sconcia per tonarvi dopo due settimane con l’acconciatura e la saggezza del nonno di Heidi. Denutrito o prossimo all’obesità (a seconda che abbia intrapreso o meno la sacra via del kebab) crea crisi esistenziale a genitori e parenti che di soppiatto iniziano a introdurgli in valigia alimenti sani e schiuma da barba.

#2 IL RITORNO DAGLI AMICI (altrimenti noto come LA GIOIA DI PETER PAN): Gli ci è voluto un po’ anche al giovane Peter (che comunque ha avuto delle ricadute, si veda a tal proposito “Peter Pan 2: carina la figlia ma preferivo la mamma”) per capire che con Wendy stava facendo una cazzata e che era meglio tornare dai bimbi sperduti. Così ogni volta che l’universitario ritrova i vecchi amici si sente in colpa per aver tirato pacchi durante tutta la settimana e essersi dedicato a quell’antipatica dell’Università; fortunatamente loro lo riaccolgono, lo riabbracciano come se la lontananza non avesse cambiato niente e la gioia dilaga: gli fissano 6 calcetti, 4 cene, e almeno 2 giri di birra che dovrà offrire… D’altra parte gli amici veri sono quelli che se n’approfittano.

#3 L’ESCURSIONE NUTRIZIONALE: Scientificamente definita da dietologi non meglio identificati come “tendenza a dimagrire di 3 kg in 5 giorni per poi prenderne 6 in un weekend” descrive perfettamente quanto accade all’universitario medio che torna alla cucina materna. Nel giro di due giorni recupera infatti tutti i kg che la dieta a base di quarti d’ora accademici non rispettati gli fa perdere. “Neanche in Vietnam mangiano quello che vi preparate voi!” “Madre… Non sottovalutare il Vietnam.” *clausola del coinquilino terrone: quanto detto non vale nel caso si disponga di coinquilino made in sud. In quella beata situazione si mangia meglio che al ristorante, ma soprattutto di più che al ristorante.

#4 LA QUESTIONE DEL NON SEI MAI A CASA: Dopo un sabato notte più movimento di Pulp Fiction l’universitario si sveglia con tutta calma per l’ora socialmente accettata del brunch. Scende in cucina fischiettando “The lazy song” convinto sarà la colonna sonora della sua giornata. Grande errore: non fa in tempo a sedersi e godersi la sua dose settimanale di latte non a scadenza decennale che la madre si gioca il terribile “ma lo sai che non sei mai a casa?” Segue combo mortale di frasi preparate dalla segreta setta delle mamme (non si spiegherebbe altrimenti una tale omogeneità di pensieri e azioni): “Questa casa non è un albergo, sono ore da tornare? Non ti vedo mai non facciamo mai nulla insieme… Adesso aspira che sei sempre via.”

#5 IL MATERASSO: Il buon vecchio Renzo Arbore cantava “il materasso, il materasso, il materasso è il massimo che c’è”. Dipende Renzo, dipende che materasso. L’universitario riesce a cogliere il netto distinguo che bisogna fare tra la lastra di cemento ricamato che gli hanno propinato in appartamento e che anche Mastrota si rifiuterebbe di vendere per onestà intellettuale, e il proprio amatissimo letto.

#6 LA TECNOLOGIA: Lavatrice, lavastoviglie, forno: oggetti di cui non si coglie la reale importanza fino a quando non sei tu a doverli usare. Tornato a casa l’universitario piange dalla gioia quando finalmente può avere a che fare con un microonde privo di personalità femminile in fase mestruale e con una lavatrice che lava i vestiti senza farti pensare che dietro quel misterioso oblò si celi un demone che qualcuno sta sopprimendo a mani nude. Entro la categoria “tecnologia” si colloca anche la carta igienica a quattro veli, in sostanza quattro volte più consistente di quella dell’appartamento. Lo studente la usa con estrema parsimonia perché per quanto Dante possa far intendere (in pubblicità mistificatorie) di aver scritto la Divina con solo un rotolo, sa perfettamente che le cose belle non durano per sempre... Gliel’hanno insegnato i succhi Bravo.

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