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Giovedì, 28 Marzo 2024
ViviVenezia

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A cura di Gianluca Anoè

Pianista imperscrutabile ma fedele: il ritratto di Luisa Baccara, la veneziana che stregò D'Annunzio

Colpire il cuore del Vate Gabriele D'Annunzio fino ad arrivare ad essere la signora del Vittoriale. Facile forse la prima possibilità, più difficile penetrare e restare fedele al secondo ruolo.

Lei è Luisa Baccara: nasce nel 1892 (anche se alcuni storici la collocano nel 1894), a Venezia, e nel 1919 è una pianista di successo. Elegante, dai lineamenti greci, minuta ma leggiadra, è la rivelazione del Conservatorio Benedetto Marcello ed è alla ribalta delle cronache per il suo talento e la sua musica. In quell'anno, il 1919 appunto, Luisa Baccara si trova a Venezia e durante un evento mondano fa la conoscenza di D'Annunzio, all'epoca già all'apice della sua fama sia per quanto riguarda le opere letterarie sia per quanto riguarda il suo essere playboy. Da quel momento, da quell'incontro, Luisa cerca di resistere al corteggiamento del Vate che comincia ad inviare libri autografi e dediche alla musicista. Invano la giovane, all'epoca 26enne, tenterà di resistere al maturo, all'epoca 56enne, D'Annunzio. Tra loro sboccerà una passione che durerà in realtà, almeno fisicamente, solo pochi mesi e che si tramuterà per lei, volente o nolente, in un sentimento più profondo, una sorta di ossessione ma anche di fedeltà assoluta tanto da divenire praticamente sottomessa alla vita dissoluta del poeta.

Cosa cambiò effettivamente la relazione tra i due amanti è difficile saperlo. Gli storici sono concordi nell'affermare che fu quanto accadde il 13 agosto 1922, giorno in cui d’Annunzio cadde da una finestra della sua casa, a segnare per sempre il loro rapporto. Secondo quanto si racconta, infatti, fu proprio Luisa a spingerlo, certamente involontariamente, facendolo cadere. Il motivo fu presto detto: la donna, mentre suonava il piano nella stanza della musica, si accorse del Vate che corteggiava la sorella minore, 16enne. Una scena che con tutta probabilità la colpì al cuore e la convinse a intervenire, magari allontanando lo scrittore dalla giovinetta. Di certo si sa che al Vittoriale Luisa, soprannominata Smikrà dal Comandante, venne tenuta in una sorta di prigionia dorata dove visse l'incubo del continuo viavai delle amanti e dei continui cambi di letto del suo prediletto. Condivise le stanze con Aelis, l'altra amante che D'Annunzio adorava e che chiamava anche in piena notte pur di risolvere i suoi bollenti spiriti (non sempre però era lei la prescelta), e pur nel suo struggimento e nel suo dolore non lasciò mai il Vittoriale fino alla morte dello stesso poeta sopraggiunta il 1 marzo del 1938. 

La natura del loro rapporto resterà per sempre privata ma le quasi 2mila lettere, le missive e i telegrammi, che il poeta scrisse all'amante dal loro primo incontro fino all'anno della sua morte testimoniano un rapporto speciale. Fatto probabilmente di egoismi ma anche di devozione, di vendetta, di sentimento, di possessività ma anche di una sorta di fedeltà ad un rapporto mutato ma mai terminato. Un mix che Luisa custodì per sempre dentro al suo cuore anche quando tornò a Venezia, dove morì nel suo appartamento di San Polo nel 1985, portando con sè i segreti di quella vita intensa ma invidiabile, invidiata ma sofferta. 

Di seguito una lettera di Gabriele D'Annunzio a Luisa Baccara:

«Buongiorno! Sono rimasto con la delusione di stanotte, e con la maschera misteriosa. Il tuo corpo nudo sotto la seta mi bruciava più che mai. E la carezza terribile mi estenuò ma non mi placò. Attendo la notte prossima, che sarà lunga e breve. Cerco i profumi per la pelle "conciata dal demonio"»

Gabriele D'Annunzio, 17 febbraio 1920

«Nulla mi piace fuorché te. E mi sembra di averti perduta. Il palazzo è vuoto. Fiume è senza musica. Non si pensava tu fossi un elemento di così profonda vita qui»

Gabriele D'Annunzio

Fonti: ilgiornale.it, corriere.it, ilridotto.info, vittoriale.it, vanillamagazine.it

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