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A cura di Gianluca Anoè

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Carnevale: "De zioba grasso tute e boche lica", origine e significato del modo di dire

Siamo in pieno periodo di Carnevale, ormai, un periodo che fila via liscio tra dolci e frittelle, mettendo a dura prova il nostro corpo. Ma non è certo un problema, poi cominciano i 40 giorni della Quaresima e tutti a stecchetto e a mangiare sano, no? (mah!). Ad ogni modo, il modo di dire che vi presentiamo oggi riguarda proprio questo periodo che per Venezia è di gran festa:

De zioba grasso tute e boche lica

Ovvero, "di giovedì grasso tutte le bocche leccano". L’usanza del giovedì grasso fu introdotta dal doge Vitale Michieli, nel 1162, quando si avviò la tradizione di uccidere in piazza San Marco un toro e 12 maiali. Dal XVI secolo, invece, la tradizione mutò, con i fuochi d’artificio che venivano sparati da piazzetta San Marco.

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(Festa del giovedì grasso in Piazza San Marco, Francesco Guardi)

Ad oggi, il martedì ed il giovedì grasso sono due giorni in cui vengono consumati dolciumi e cibi grassi (da cui il nome). Ma il detto che vi abbiamo proposto pare derivare da un’usanza diversa. Proprio nel giorno del giovedì di carnevale, infatti, anche i più poveri potevano festeggiare, con porzioni di carne di toro che venivano loro consegnate senza dover esser pagate. Quegli stessi tori che venivano uccisi in piazza San Marco per volere del Doge.

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