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Venerdì, 19 Aprile 2024
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A cura di Gianluca Anoè

Proverbi della tradizione veneziana: le perle di saggezza d'altri tempi

Ogni città hai i suoi proverbi tipici, alcuni della tradizione stretta, altri comuni in tutta Italia, ma "tradotti" nel dialetto di casa. Venezia è una città ricca di proverbi tipici, alcuni molto antichi, che si sono persi in epoca moderna. Vogliamo presentarvene alcuni molto usati un tempo e oggi caduti in disuso. Non sono in molti, oggi, a conoscerli, ma vale la pena, almeno una volta nella vita, di leggerli. Per capire l'ironia e la "saggezza".

Soto saso, stà gambaro

Sotto il sasso, ci sta il gambero. Della serie: prestate attenzione, perché l'insidia e l'inganno sono sempre dietro l'angolo, quando meno ce lo si aspetta.

Piutosto ch'el palin, megio el spazzin

Piuttosto che il palo, meglio lo spazzino. Il palo è quello a cui sta legata la gondola. Significa che piuttosto che rimanere zitelle è bene "maritarsi" anche con una persona umile.

Dopo i confeti, se vede i difeti

Dopo i confetti, si vedono i difetti. Della serie: solo dopo il matrimonio si notano i difetti del proprio sposo/sposa.

A supiar su le bronze, va la cenere in tei oci

A soffiare sulle braci, la cenere va negli occhi. Ovvero se si cerca di sfidare i potenti, si rischia sempre di riportare danno.

Quando che sbate sior Ana, anca i fasioi zé una mana

Quando batte la signora Anna, anche i fagioli sono una manna. Significa che quando si sta morendo di fame, tutto quanto va bene per sfamarsi, anche i cibi più semplici.

Conoscevate questi proverbi? Fanno parte tutti della tradizione, ed erano molto usati alla fine dell'800. Sono stati raccolti, tra molti altri (circa 200), da Cesare Musatti in "Proverbi Veneziani", lavoro pubblicato nel 1891 dalla tipografia Merlo.

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